Volontariato

Povertà, la Caritas scatta un flash ai volti della povertà italiana

Il 17/10 si celebra la giornata internazionale di lotta alla povertà. Un scheda per comprendere i numeri del problema

di Stefano Arduini

?I nuovi poveri crescono perché non ci si cura abbastanza dei vecchi poveri?. Ne è convinto il direttore della Caritas Italiana, mons.Vittorio Nozza, e lo ripete da tempo: ?A livello mondiale, ad esempio, nonostante una forbice crescente tra ricchi e poveri, si allarga il divario tra il poco che si destina alla cooperazione e ciò che si stanzia per spese militari?. Servono quindi interventi in situazioni di crisi o sottosviluppo, progetti di pace, dialogo interreligioso, promozione di metodi nonviolenti e un impegno crescente sullo studio dei motivi strutturali e culturali dell’impoverimento del Sud del mondo. ?Quanto al nostro Paese – continua Nozza – servono strumenti di lotta alla povertà. Occorrono livelli essenziali di intervento sociale per costruire una rete protettiva universale che aiuti gli ultimi a rientrare in campo e impedisca ad altri di cadere?. Ma chi sono oggi i poveri in Italia? Disoccupati, emarginati, migranti, analfabeti. Ma anche diplomati, famiglie monoreddito con più figli, pensionati. Sempre più giovani e sempre più donne, soprattutto tra gli immigrati. Sono i volti fotografati grazie al Progetto Rete nazionale dei Centri di Ascolto e degli Osservatori delle Povertà e delle Risorse, nato per rilevare in modo sistematico situazioni di povertà ed esclusione sociale delle persone che si rivolgono ai servizi collegati alle 222 Caritas diocesane italiane. Il monitoraggio relativo al trimestre gennaio-marzo 2004 riguarda 14 diocesi del Nord, 30 del Centro e 28 del Sud. Sono stati elaborati i dati delle 11.696 persone che si sono rivolte ai Centri di Ascolto delle 72 diocesi in questione. L’ 80% ha tra i 20 e i 60 anni (gran parte tra i 30 e i 40 anni); il 54% è costituito da donne. Sono numerosi celibi e nubili (33%), ma è più consistente la quota di coniugati (46,5%). Più del 15% sono senza fissa dimora, il 51,3% vive con dei familiari, il 27,2% con conoscenti, il 21,5% vive solo. Il 62,6% degli ?utenti? non sono italiani e di questi circa il 40% è senza permesso di soggiorno: indice del riproporsi in termini significativi del fenomeno degli irregolari, nonostante l’ultima regolarizzazione del 2002. Significative poi le differenze tra italiani e stranieri. I cittadini stranieri che ricorrono ai Centri di Ascolto sono più giovani (più del 90% ha tra 20 e 55 anni), in prevalenza donne (55,7%), in maggioranza coniugati (53,6%) e con un titolo di studio medio-alto. I tre quarti sono disoccupati, rispetto al 58% dei cittadini italiani. Significativa tra gli italiani è invece la presenza di pensionati: circa il 13%, cioè uno su otto. Situazioni legate al reddito, al lavoro e all’alloggio, spesso interconnesse, rappresentano i _ delle povertà dichiarate. Circa l’8% sono relative a problemi familiari, soprattutto separazioni e conflitti tra genitori e figli. I Centri Caritas hanno offerto un ascolto attento, sostegno economico e alimentare, ma anche animazione promozionale, cioè coinvolgimento della comunità, e segretariato sociale, cioè orientamento ai servizi dei territorio. Ma le povertà aumentano e si mescolano, assumendo spesso volti nuovi che si affiancano ai vecchi: persone e famiglie intere con minori opportunità economiche, e senza possibilità di accedere a determinati servizi, oppure vittime delle conseguenze psico-sociali della flessibilità del lavoro, della depressione e dell’Alzheimer, delle dipendenze ?senza sostanze?, come gioco d’azzardo, telefonini, shopping compulsivo, ecc. Proprio di questi nuovi volti si occupa Vuoti a perdere, il Rapporto 2004 su esclusione sociale e cittadinanza incompiuta, edito da Feltrinelli e curato da Caritas Italiana e Fondazione Zancan di Padova. Il volume sarà presentato Venerdì 22 ottobre, alle ore 11 a Roma, presso la Sala Ucsi -Stampa Cattolica, via in Lucina 16/A (Piazza del Parlamento). Contiene anche i risultati della prima indagine sul rapporto tra povertà delle famiglie italiane e accesso ai servizi sanitari, frutto di un’intensa collaborazione con la Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg).


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