Cultura
Povertà: il Cardinal Martini per i 20 anni del Cnca
Un miracolo di carità, di solidarietà, di Vangelo vissuto senza pretese: così il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, ha definito il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accogli
di Redazione
Il cardinal Martini chiude il ventennale del C.N.C.A.:
?Siete un Vangelo vissuto senza pretese?.
Don Ciotti: ?Ci vuole il coraggio e l?impegno di abitare la politica?
Il tema dell?incontro, ?Con i vulnerabili?, ?ricorda che siamo tutti fragilissimi: anche la sciagura del Pirellone lo dimostra; un verità che sappiamo teoricamente e che ci è stata ribadita dopo l?11 settembre?. Se tutti ?siamo vulnerabili, ha proseguito il cardinale, le 256 comunità e gruppi del Coordinamento ?prendono a cuore coloro che sono il simbolo di ciò che tutti noi siamo: guaritori feriti?. Un compito che non si esaurisce nel tempo, ma che esige ?un?agilità e sensibilità? capaci di cogliere ?le nuove forme assunte dalla fragilità: la sofferenza e la vulnerabilità cambiano volto e modo di gridare aiuto?. Poi Martini ha augurato ai partecipanti a coltivare una ?speranza teologale, che non si appoggia su nulla, senza calcoli, nella pura gratuità?, per saper cogliere quel ?reticolo di luci ? gesti di bontà e solidarietà ? che illumina anche la nostra società?.
L?arcivescovo di Milano ha poi rivolto un pensiero alle vittime del conflitto israelo-palestinese: ?Le violenze e i vicoli ciechi di odio non potranno non scatenare una gara di solidarietà e di condivisione. Il dramma della croce si sta ripetendo: gli uccisi sono dei crocifissi e noi siamo chiamati a buttarci dentro questo conflitto come intercessori, perché i vulnerabili non siano più vulnerati, pregando per i carnefici e le vittime?. Infine Martini ha invitato il C.N.C.A. a ?lavorare con serenità e allo stesso tempo con inquietudine per ciò che rimane da fare?, esprimendo la sua ?ammirazione e simpatia? per il Coordinamento e invitandolo a pregare ?perché la Chiesa e il mondo siano sempre luoghi di speranza gratuita?.
Nella mattinata sono intervenuti anche i ?padri fondatori? della federazione, nata a Bologna nell?aprile 1982; tra loro, don Luigi Ciotti, che ha esortato il C.N.C.A. a ?individuare oggi quale ulteriore sete chiede di essere abitata? e al ?coraggio e impegno di abitare la politica come servizio al bene comune, con rinnovata radicalità, per ribadire il suo primato sull?economia e opporsi al periciolo dell?aziendalizzazione della vita. La giustizia che noi sogniamo ? ha precisato ? non può essere raggiunta se ignoriamo questa sede, da cui non dobbiamo prendere le distanze né estraniarci dalla partecipazione anche a livello locale?. Dal responsabile del Gruppo Abele è stato espresso un chiaro ?no a diventare notai dello ?status quo?? e un invito ad ?abitare i confine dell?esclusione e della marginalità?. Il ruolo politico a cui pensa Ciotti parte dalla denuncia di ?inadempienze e ingiustizie?, ma orientato soprattutto a formulare ?proposte e progetti: le città vivibili e sicure, ad esempio, non si misurano solo sul traffico, sullo smog e sul verde, ma sulla qualità delle relazioni umane?. Nel Coordinamento il compito di accogliere i vulnerabili, dunque, deve essere vissuto ?senza timidezze e soggezione, altrimenti saremo condannati a diventare una rete di servizi assistenziali a basso costo di cittadinanza?.
Secondo Ciotti il C.N.C.A. è chiamato a vivere ?un?obbedienza scomoda, rimanendo in piedi davanti alla croce degli esclusi: non possiamo assentarci e fuggire, né aver paura di comprometterci?, coniugando sempre ?fede e storia, terra e cielo?. ?Il nostro ? ha concluso ? non è un impegno eroico o un coraggio esibito, ma semplicemente civile. Dobbiamo osare la speranza, la politica, l?accoglienza e ? mai come in questo momento ? osare la pace?.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.