Governo

Povertà educativa, per la viceministra Bellucci «ci sono fondi per altri cinque anni»: e poi?

Con un articolo della viceministra Maria Teresa Bellucci pubblicato su Avvenire, per la prima volta il Governo interviene sul mancato rinnovo del fondo per il contrasto della povertà educativa. «Nessun taglio, ci sono risorse sufficienti per altri cinque anni», afferma. Numeri che il presidente di Con i Bambini, Marco Rossi-Doria, non ha mai nascosto. Ma il punto resta: e dopo? Qual è la strategia del Governo?

di Sara De Carli

Con i Bambini dal Presidente Sergio Mattarella

«Desidero fare chiarezza sulle false accuse mosse al Governo Meloni in questi giorni, ingiustamente incolpato di non avere a cuore le condizioni di fragilità che purtroppo colpiscono milioni di minori. Le affermazioni di tagli o cancellazione del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile sono totalmente infondate»: così esordisce oggi dalle pagine di Avvenire Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali. È la prima dichiarazione pubblica a proposito del mancato rinnovo del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile in Legge di Bilancio 2025.

Giochi di parole

Non è un taglio, va bene. Non è una cancellazione, d’accordo. Le parole qui a VITA le abbiamo sempre usate correttamente: mancato rifinanziamento, mancato rinnovo. L’effetto pratico tuttavia è lo stesso: quando termineranno le risorse già versate nel fondo, terminerà anche il grande cantiere educativo di Con i Bambini, che ad oggi ha coinvolto mezzo milioni di minori, mettendo in rete oltre 9.500 organizzazioni, tra Terzo settore, scuole, enti pubblici e privati. Terminerà perché dal 2025 le fondazioni di origine bancaria quel fondo non potranno più alimentarlo. Il fondo infatti si alimenta attraverso un meccanismo sperimentale, inedito e innovativo, per cui il Governo ha riconosciuto alle fondazioni di origine un credito di imposta: in questi anni il fondo ha raccolto 800 milioni di euro, di cui 466 già impegnati sui progetti già realizzati o già approvati. Ci vorranno altri cinque anni prima di esaurire i circa 300 milioni di fondi rimanenti, come dice il viceministro? D’accordo, lo stesso Marco Rossi-Doria, presidente dell’impresa sociale Con i Bambini che del fondo è soggetto attuatore, citando più o meno gli stessi dati, aveva infatti subito detto che la sua preoccupazione non era per né per l’oggi né per il domani, ma per il “dopodomani”.


Il punto dirimente però è il fatto che l’esperienza del fondo chiuda senza che nessuno abbia detto il perché. Ci sta ripensare uno strumento sperimentale – il punto non è chiedere l’eternità di un fondo che porta nel nome l’aggettivo sperimentale (lo spiega bene in questo pezzo Tiziano Blasi, direttore programmi della Fondazione Soleterre) – ma il farlo a valle di una valutazione dei risultati ottenuti o non ottenuti. E soprattutto, poiché il problema della povertà educativa non è affatto risolto, a fronte di una indicazione chiara che dica quale sarà d’ora in avanti la strategia e gli strumenti che verranno messi in campo, magari anche facendo tesoro degli apprendimenti fatti durante gli otto anni di lavoro di Con i Bambini, giusto perché quella non sia una parentesi che passa senza lasciare traccia nonostante tutte le risorse che vi sono state investite. Dalle sperimentazioni alle policy, questo dovrebbe essere il percorso.

La strategia per il “dopo”

Tutto questo a ieri però non c’era e a dire il vero non c’è nemmeno oggi. Dal 18 dicembre 2024 – giorno in cui la commissione Bilancio della Camera ha concluso l’esame degli emendamenti alla Legge di Bilancio 2025, conferendo il mandato ai relatori, ed è quindi stato chiaro che il rinnovo del fondo non c’era (così come non c’era l’aumento del tetto del 5 per mille, per dirne una) – sono trascorsi 37 giorni ed è apprezzabile che finalmente dal Governo sul tema qualcuno abbia parlato. Ma le preoccupazioni di chi con i bambini in povertà educativa ci lavora, restano.

Aldilà delle rassicurazioni del viceministro, la decisione di non alimentare il fondo segna un indirizzo di azione ben preciso che non rileva la rilevante emergenza educativa nel nostro Paese. E quando finiranno cosa si farà, aldilà delle buone intenzioni?

Giusi Biaggi, presidente Cgm

«Prendiamo atto della precisazione del viceministro Bellucci pubblicata da Avvenire oggi, Giornata Internazionale dell’Educazione, riguardo il taglio al fondo per il contrasto alla povertà educativa. Sta di fatto che quel fondo, al contrario degli anni passati, non verrà ulteriormente alimentato in quanto non sono previsti ulteriori stanziamenti all’interno dell’ultima manovra. Fa bene il viceministro a ricordare lo stanziamento straordinario di 250 milioni per le prime 60 comunità di aggregazione per gli adolescenti 11-18 anni, ma non basta», nota infatti Giusi Biaggi, presidente del Consorzio Nazionale Cgm, la più importante rete di consorzi territoriali, imprese e cooperative sociali del Paese. «Aldilà delle rassicurazioni del viceministro, la decisione di non alimentare il fondo segna un indirizzo di azione ben preciso che non rileva la rilevante emergenza educativa nel nostro Paese. Considerare, come scrive il viceministro, che il fondo può bastare per i prossimi cinque anni perché in passato si sono spesi in media 60 milioni di euro l’anno, fa immaginare che si ritengano sufficienti risorse che invece, all’anno, dovrebbero essere almeno il doppio. E quando finiranno cosa si farà, aldilà delle buone intenzioni?». Ecco, il punto è che non possiamo dircelo fra cinque anni.


Dai progetti alle policy

«Il Governo Meloni ha deciso di puntare sui modelli d’intervento sperimentati dal Fondo, dando sostegno a quelli che hanno dimostrato la loro reale efficacia», scrive Bellucci. Cita lo stanziamento straordinario di 250 milioni di euro per la creazione delle prime 60 comunità di aggregazione per gli adolescenti dagli 11 ai 18 anni, cita gli interventi da fare nelle 15 aree d’Italia a più alto rischio di povertà educativa e criminalità organizzata. Si tratta di progettazioni in cui – lo riconoscono tutti, in questi giorni – il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha effettivamente fatto un cambio di passo, lavorando in alleanza con il Terzo Settore, facendo tesoro anche delle evidenze maturate nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Al di là delle (tante) risorse messe a disposizione, è quel metodo che è forse l’eredità più innovativa e più importante del fondo, quello che vede lavorare insieme la migliore Pubblica amministrazione, il migliore Terzo settore, la migliore scuola: migliori perché non si arrendono al “si è sempre fatto così”, ma hanno il coraggio di mettersi in discussione e di contaminarsi reciprocamente. Può sparire il fondo, forse: ma non può sparire il metodo. Per questo di contrasto alla povertà educativa minorile serve parlane, ancora, perché come la combatteremo “dopodomani” non è affatto chiaro, ancora.

Un’ultima nota. La viceministro afferma che gli apprendimenti maturati a seguito delle sperimentazioni più efficaci fatte nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile sono state inserite all’interno del nuovo Piano Nazionale degli interventi e dei servizi sociali (quello che la Rete è stata chiamata ad approvare a fine novembre con una “speedy consultazione”). È vero, elementi di novità nel Piano 2024/2026 ci sono. Peccato però che l’intesa su quel Piano in Conferenza Unificata per ora non ci sia: anzi, in Conferenza Unificata il Piano non c’è nemmeno ancora arrivato. Anche qui, qualcuno potrebbe spiegare il perché?

In apertura,  il 18 Novembre 2024  il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceve la viceministra Maria Teresa Bellucci, Marco Rossi Doria, presidente di Con i Bambini e una delegazione (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

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