Welfare
Povertà, consegnare una “borsa di cibo” è il primo passo per coltivare una relazione
Lia è anziana, vive a Milano. Due anni fa ha perso il marito. Ma con l’inflazione e il caro bollette la pensione non basta più. Dallo scorso settembre riceve la “la borsa di cibo”, dell’organizzazione umanitaria Coopi. «Sono sempre più le persone che chiedono aiuto perché non hanno soldi per comprare da mangiare», dice Ennio Miccoli, direttore dell’ong. «La lista di attesa di chi aspetta per entrare a far parte del progetto è sempre più lunga»
di Anna Spena
Lia è anziana, da quando due anni fa ha perso il marito vive da sola a Milano. Ha delle sorelle, ma vivono in Sicilia e i vecchi amici “ormai non ci sono più”, dice. “Mario mi ha lasciato una pensione che fino a poco tempo fa mi bastava, riuscivo a pagare le bollette e a comprare quello che mi serviva. Ma quest’anno non riesco più a farci neanche la spesa, sul mercato i prezzi sono aumentati e ogni settimana tolgo qualcosina dalla mia lista”.
Lia è una delle oltre 1200 persone beneficiarie delle borse di cibo distribuite dall’organizzazione umanitaria Coopi. Ha iniziato a farne richiesta lo scorso settembre. «Le famiglie che beneficiano di questo servizio sono aumentate in modo esponenziale, a causa degli effetti socio-economici del Covid19 prima e della guerra in Ucraina poi: da 140 nel marzo 2020, a 412 famiglie nell’agosto 2022, per un totale di oltre 1.200 persone. Gli anziani soli rappresentano l’aumento più significativo», spiega Ennio Miccoli, direttore dell’ong.
Secondo i dati istat del 2021, in Italia 5,6 milioni di persone vivono in povertà assoluta e 8,8 milioni in povertà relativa. Il progetto “Contrasto alla povertà in Italia” è una prosecuzione del lavoro che padre Vincenzo Barbieri, fondatore di Coopi, portava avanti in prima persona dal 1999 nell’area di Milano e che l’Organizzazione ha preso in carico, all’indomani della sua scomparsa, con l’aiuto di volontari e di operatori a tempo pieno per il coordinamento di tutte le attività.
Ad agosto 2022 l’organizzazione è arrivata a distribuire il totale dell’anno precedente: 35 tonnellate di cibo. «Una parte dei prodotti che recuperiamo – pasta, passate, riso, legumi, e anche articoli per l’infanzia nel caso nella famiglia ci fossero bambini – arriva dal Banco Alimentare; e poi un’altra parte l’acquistiamo finanziandoci principalmente con i fondi del 5×1000 e attraverso la campagna "Dona il cibo a chi non ne ha"».
La distribuzione avviene principalmente per le famiglie del quarterei di San Siro e in alcune zone di Quarto Oggiaro. «Abbiamo», continua Miccoli, «un punto di distribuzione presso la nostra sede in via de Lemene e in Piazza Selinunte, dove abbiamo anche aperto uno sportello, il martedì e giovedì mattina, dove raccogliamo le difficoltà e indirizziamo le persone verso le associazioni del quartiere specializzate in reinserimento lavorativo e sociale, appoggio alla genitorialità, supporto legale. Crediamo che la consegna di una borsa di cibo sia il primo passo per coltivare una relazione con le persone».
Sono circa 20 i volontari che supportano l’ong nel progetto «distribuiamo la borsa della spesa due volte al mese e, per chi non può ritirare da solo il pacco, i volontari, che capita siano a loro volta beneficiari del progetto, consegnano le borse della spesa direttamente a casa».
L’identificazione delle famiglie avviene grazie ai servizi sociali del Comune e attraverso una visita domiciliare del personale di Coopi. «La nostra organizzazione», continua il direttore, «opera in rete ed ha continui scambi con gli attori del programma QuBì, promosso dal Comune di Milano, per monitorare lo stato di bisogno e la risposta da effettuare. «Il bisogno continua a crescere e noi abbiamo almeno 70 persone in attesa che ci chiedono di entrare a far parte del progetto».
Credi Foto Paolo Carlini per Coopi
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