Rapporti

Povertà assoluta, dati stabili ma è record per i minori (13,8%)

Sono 5,7 milioni gli italiani poveri, 2,2 milioni di famiglie. Resi noti i dati 2023 che l’Istituto di statistica definisce “stabili” rispetto all’anno precedente anche se per bambini e ragazzi è il dato più alto dal 2014. Abbiamo commentato i dati con Giovanni Bruno e più che sulla stabilità il presidente di Fondazione Banco Alimentare sottolinea che questo denota come sia «sempre più difficile uscire dallo stato di necessità, purtroppo le situazioni si incancreniscono»

di Antonietta Nembri

I poveri assoluti in Italia sono 5,7 milioni di individui, pari al 9,7% dei residenti. Il fenomeno colpisce 2,2 milioni di famiglie con un’incidenza pari all’8,4%. Sono questi i dati sulla povertà assoluta nel 2023 resi noti dall’Istat questa mattina. Numeri che si legge raccontano di una situazione «sostanzialmente stabile rispetto al 2022». 

E questo, continua la nota dell’Istat «Nonostante l’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 (+2,1% di occupati in un anno), registrato anche nei due anni precedenti, l’impatto dell’inflazione ha contrastato la possibile riduzione dell’incidenza di famiglie e individui in povertà assoluta». Mentre «I bonus sociali per l’energia e il gas – seppur fortemente ridimensionati nel 2023 rispetto al 2022 – hanno contribuito a contenere la crescita della povertà; si stima, infatti, che questa misura ne abbia ridotto l’incidenza di quattro decimi di punto rispetto ai sette decimi dello scorso anno».

Dove la povertà morde di più

Se si entra nei numeri e si va a guardare dove la povertà morde di più si trova che l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene più alta nel Mezzogiorno (10,2%), seguono Nord-ovest (8%) e Nord-est (7,9%), i valori più bassi sono nel Centro (6,7%). Istat sottolinea inoltre che «La stabilità dell’incidenza di povertà registrata a livello individuale è frutto di dinamiche territoriali differenti: aumenta per i residenti nel Nord-ovest (9,1% dall’8,2% del 2022), mentre si riduce per chi vive nel Sud (12,0% dal 13,3% del 2022)».

Inoltre, si confermano nel 2023 valori elevati tra gli stranieri tra i quali si contano oltre 1,7 milioni di persone in povertà assoluta, con un’incidenza individuale pari al 35,1%, oltre quattro volte e mezzo superiore a quella degli italiani (7,4%). 

I più poveri? I minori

Ma sono i minori i più poveri. Quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi, pari al 13,8% sono in povertà assoluta contro il 13,4% del 2022. È, sottolinea ancora una volta la nota di Istat, il valore più elevato della serie storica dal 2014 anche se a livello nazionale risulta stabile rispetto all’anno precedente «si colgono segnali di peggioramento per i bambini e ragazzi da 7 a 13 anni del Centro», con un’incidenza che arriva al 10,7%.

La povertà aumenta con l’aumentare dei figli. 

L’incidenza della povertà assoluta si conferma più alta tra le famiglie con più figli. Arriva al 20,1% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,9% tra quelle con quattro. «Il disagio più marcato si osserva per le famiglie con tre o più figli minori, dove l’incidenza arriva al 21,6%; e, più in generale, per le coppie con tre o più figli (18,0%)». 

Con Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare, a poco meno di un mese dalla Giornata nazionale della Colletta alimentare del prossimo 16 novembre, proviamo a ragionare su questi dati. 

Giovanni Bruno, presidente Fondazione Banco Alimentare

«Quando si dice che la situazione è stabile vuol dire soprattutto che non accenna a migliorare», dice Bruno. Che aggiunge: «Se uno entra nella soglia della povertà è difficile uscirne, nonostante i tanti provvedimenti come il bonus energia. E questo significa che ci troviamo in una situazione che resta precaria e che rischia di esserlo sempre di più in un contesto in cui abbiamo una guerra in Europa e una dall’altra parte del Mediterraneo». 

Più che stabile “incancrenita”

Il presidente del Banco Alimentare sottolinea che «con il costo delle merci e del loro trasporto in aumento è difficile immaginare che i dati del 2024 o del 2025 segnino un’inversione di rotta. Purtroppo la situazione si è consolidata, incancrenita».

L’azione del Banco Alimentare e quella delle tante realtà del Terzo settore che si occupano delle persone fragili e in difficoltà «è far sì che chi è in povertà non ci resti, ma non basta», ammette Bruno che sottolinea come i dati raccontino comunque di una «situazione difficile».

L’opera di tanti volontari e organizzazioni, comunque «è una modalità per garantire una certa tenuta sociale. Quello che facciamo è importante perché anche se l’intervento di tutto il Terzo settore non riesce a risolvere le situazioni facciamo in modo che la gente, le famiglie, le persone sentono che c’è qualcuno che si prende cura di loro e contiamo di continuare a farlo». 

Povertà che cresce coi figli

Per continuare nell’azione di sostegno «speriamo che siano utilizzabili i fondi europei e nazionali che si stanno attivando. Inoltre» continua «è in atto una buona interlocuzione con le autorità (ne avevamo scritto qui). Crediamo che un confronto e verifiche costanti siano il giusto modo per collaborare». 

Un’ultima considerazione Bruno la riserva alla situazione delle famiglie «è da sottolineare che la povertà cresce con il crescere del numero dei figli e questo, in un Paese in crisi di natalità è una vera e propria contraddizione».

In apertura una mensa della Caritas di Roma – foto di © Michele Lisi/Sintesi

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