Famiglia

Povertà, appello di Gorbaciov e Walesa: l’Europa manca di idee

"Applicando i vecchi metodi non otterremo nulla". Preoccupazione soprattutto per le armi nucleari

di Sara De Carli

Mikhail Gorbaciov, intervenendo ai lavori del VI Summit mondiale dei premi Nobel per la pace, dedicato all’emergenza Africa, ha parlato della necessità di elaborare un ”trattato globale sociale che indichi i limiti che non dovranno essere superati da ciascun Paese”. Il Summit si svolge oggi in Campidoglio, e il documento proposto da Gorbaciov dovrebbe, attraverso azioni concrete, aiutare a capire le ”particolarita’ del mondo”, rendere intelligibili processi come ”l’interdipendenza della globalizzazione”, che, ha sottolineato l’ex presidente sovietico, ”deve avere un volto umano”. ”Senza un nuovo approccio nei confronti del nuovo ordine mondiale, non andremo da nessuna parte”, ha aggiunto Gorbaciov, che non ha nascosto una certa preoccupazione per la questione della sicurezza e del ricorso alle armi nucleari che mettono in discussione il Trattato di non proliferazione. ”C’e’ qualcosa che non va nell’approccio alle armi di sterminio di massa e alle armi nucleari – ha sottolineato – L’attenzione dei Paesi che posseggono queste armi e’ rivolta al loro perfezionamento. Se il trattato e’ valido per tutti ad eccezione dei paesi leader, allora si va incontro allo scontro, si rischia molto”. Gorbaciov ha quindi accennato alla situazione attuale mondiale, dove gli Stati Uniti ”sono rimasti l’unica superpotenza, ma senza un ruolo, tutti i tentativi di dominare sono falliti dappertutto” e dove ad emergere sono ormai nuove potenze come la Cina e l’India, della cui ascesa bisogna prendere atto. Un’analisi dei processi globali, quella di Gorbaciov, che Lech Walesa ha detto di condividere appieno. Questa, ha sottolineato il premio Nobel e leader storico del sindacato Solidarnosc, e’ ”l’epoca dell’intelletto, di Internet e della globalizzazione” e le ”strutture dell’Onu e dell’Unione europea”, cosi’ come sono, ”non rispondono alle sfide oderne. Applicando i vecchi metodi, non avremo nulla”. Ma e’ soprattutto a Bruxelles che Walesa si rivolge, chiedendo di passare ”all’elaborazione di programmi d’azione”, che possano dare una risposta concreta alle problematiche del continente africano. ”L’Europa – ha concluso – e’ povera di idee e programmi ed e’ per questo che non riusciamo a risolvere problemi come quello della fame”.


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