Welfare
Povertà. A quando una direttiva sul reddito minimo?
Il network europeo contro la povertà (EAPN) lancia la sfida per colmare le crepe degli Stati Membri
Bruxelles – Il reddito minimo in tutta l’area UE. Per l’European Anti-poverty Platform (EAPN), la più importante piattaforma europea per la lotta contro la povertà, è un chiodo fisso che non risale certo a ieri.
Ma mai come in quest’anno 2010, segnato da una crisi economica profonda e dalla scelta dell’UE di dedicare il suo “anno europeo” alla precarietà sociale, la necessità di garantire un reddito minimo a tutti i cittadini del Vecchio continente si è rivelato così indispensabile.
Durante la conferenza sul reddito minimo europeo organizzata il 24 settembre scorso a Bruxelles dall’EAPN, il presidente del network, Ludo Horemans ha ricordato che “il sistema in vigore rappresenta una chiara violazione dei diritti umani. E’ semplicemente inaccettabile che sempre più persone in Europa debbano scegliere tra mangiare o scolarizzare i propri figli, pagare le bollette del telefono o curarsi”.
Ad oggi, in Europa si calcola che oltre 84 milioni di europei (ovvero il 17% della popolazione complessiva) vivono sotto la soglia di povertà con un reddito minimo inferiore al 60% rispetto a quello mediano. Un parametro adottato dall’Unione, ma che si scontra con allocazioni garantite che spesso non superano la soglia di povertà. Peggio. Grecia, Ungheria e… Italia non prevedono nemmeno questa garanzia.
Una situazione in totale contrasto con la Raccomandazione adottata nel lontano 1992 e in cui il Consiglio UE aveva stabilito il diritto delle persone a risorse sufficienti e all’assistenza sociale per poter condurre una vita dignitosa.
Di fronte alla necessità di stabilire criteri comuni di definizione e di attuazione del sussidio, l’EAPN ha presentato una proposta di adozione di una direttiva quadro europea che renda comune a tutti i cittadini il diritto a un reddito minimo. Una proposta sostenuta dal Segretario di Stato belga con delega all’integrazione sociale e alla lotta contro la povertà, Philippe Courard. “Dobbiamo riconoscere che nel passato abbiamo dato risposte sbagliate” ha dichiarato Courard, il cui paese sta guidando la presidenza europea. “Ed è giunto tempo di trovare mezzi per ridistribuire le ricchezze in modo equo. Stabilire un reddito minimo adeguato e comune a tutti nell’Unione è un dovere che contrariamente a quanto molti possono pensare, non rappresenta un costo ma un investimento”.
Per Horemans, “la classe politica europea deve mettersi in testa che a salvare le nostre economie in tempi di crisi non sono i ricchi, né la classe media. Entrambi in questo periodo tendono a risparmiare. I poveri invece consumano tutti i loro introiti. Sono loro i veri motori della ripresa economica. Ecco perché insistiamo sulla necessità di adottare a livello continentale una direttiva che possa spingere i governi a garantire un reddito minimo sufficiente”.
A ruota, il Direttore di EAPN, Fintan Farrell, ha ricordato che “secondo un recente sondaggio di Eurobarometro, il 75% dei cittadini UE dichiarano che le istituzioni europee hanno un ruolo importante da giocare per lottare contro la povertà e l’esclusione sociale. E’ tempo che l’UE prenda le sue responsabilità e faccia del reddito minimo un suo cavallo di battaglia nei confronti degli Stati membri”.
Ma saprà la Commissione Barroso sfidare le capitali europee su questo terreno? Molti ne dubitano. In un meeting tenutosi a luglio tra rappresentanti della società civile e il Commissario UE per gli Affari sociali, Laszlo Andor, quest’ultimo aveva chiaramente lasciato intendere di avere pochi, se non pochissimi margini di manovra per fare della lotta contro la povertà una priorità politica degli Stati membri. Un segnale negativo a cui ne segue un altro, ancor più preoccupante: l’accoglienza riservata nel 2010 all’Anno europeo contro la precarietà sociale. Un anno che si sta chiudendo nell’indifferenza più assoluta.
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