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Povertà, 4 proposte per contrastarla e 10 fake news da evitare

In Italia la povertà assoluta è un fenomeno strutturale che negli ultimi 10 anni ha visto un costante aumento dei numeri. Sono 5,7 milioni gli italiani poveri, 2,2 milioni di famiglie

di Redazione

Prevenire e contrastare la povertà, nel mondo. in Europa, in Italia, è un impegno non più rinviabile. Soprattutto in un contesto di crisi economica, politica e climatica come quello che stiamo vivendo, a livello internazionale e nazionale. Per questo, Alleanza contro la Povertà in Italia, che raggruppa quasi 40 organizzazioni impegnate su questo fronte, lancia oggi 4 possibili proposte per combattere la povertà attraverso precisi impegni politici e mette in guardia da 10 “fake news” che non contribuiscono ad un nuovo approccio culturale al tema.

A livello nazionale, Alleanza contro la Povertà ricorda innanzitutto che la povertà assoluta è un fenomeno strutturale, che negli ultimi 10 anni ha visto un costante aumento dei numeri, certificato dai dati Istat: secondo le ultime stime preliminari sulla povertà assoluta, infatti, nel 2023 si trovavano in questa condizione l’8,5% del totale delle famiglie residenti, corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui. «Il numero dei poveri assoluti in Italia, negli ultimi 10 anni, è raddoppiato», ricorda Antonio Russo, portavoce dell’Alleanza. «Pare ormai chiaro che le  nuove misure di contrasto, introdotte dalla legge 85/2023, non sono adeguate né tanto meno efficaci e rischiano di aggravare una situazione già drammatica: secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Inps, infatti, i beneficiari delle nuove misure (Assegno Di Inclusione  e Supporto alla Formazione e Lavoro ) sono poco più della metà rispetto ai beneficiari del Reddito/Pensione di cittadinanza: su un totale di 1.324.104 nuclei che avevano percepito almeno una mensilità di RdC/Pdc nel primo semestre del 2023, 695.127 sono quelli che hanno avuto accesso all’Assegno d’Inclusione nello stesso periodo del 2024».

Le 4 proposte

  1. il rilancio di una misura di contrasto universalistica e strutturale, rivolta a tutte le famiglie e le persone in povertà assoluta;
  2. il recepimento, nella legge di Bilancio, degli emendamenti proposti da Alleanza contro la povertà, per migliorare l’efficacia delle misure di contrasto vigenti, come già proposto e dettagliato nel Position Paper sulla legge 85/23)
  3. l’avvio di un monitoraggio, a livello territoriale e nazionale, sulla povertà e sull’efficacia delle misure di contrasto. Alleanza contro la povertà offre la propria disponibilità a questo scopo;
  4. un nuovo approccio al tema della povertà che riconsideri un rilancio delle politiche di welfare e dei sistemi di infrastrutturazione sociale e del lavoro.

Le 10 fake news

1. La povertà assoluta in Italia non esiste
Secondo le statistiche ufficiali la povertà assoluta esiste e colpisce milioni di persone in Italia. Negli ultimi 10 anni è in costante aumento. Secondo le Stime preliminari dell’INPS, nel 2023 riguardava l’8,5% delle famiglie residenti (erano l’8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui.

2. I percettori dei sussidi sono furbetti o fannulloni
Si tratta di una generalizzazione ingiusta che non rappresenta la realtà complessa delle persone che ricevono questi sostegni. Le misure dirette di contrasto alla povertà, come in tutti i Paesi Europei  hanno salvato dalla povertà assoluta circa un milione di persone in situazione di grave disagio socio-economico. Il programma prevedeva l’obbligo di cercare lavoro e partecipare a percorsi di formazione. Stando ai dati dei Carabinieri, le truffe al RdC valgono solo l’1% della spesa totale.

3. Le misure di contrasto alla povertà sono uno spreco di soldi pubblici
Le misure di contrasto alla povertà sono un investimento importante per promuovere il benessere sociale ed economico di un Paese. Secondo i dati ISTAT, il Reddito di Cittadinanza (RdC) ha contribuito a sollevare circa 1,5 milioni di persone dalla povertà relativa. Come riferisce il ministero del Lavoro, solo durante la pandemia (2020-2021) la misura “ha consentito la fuoriuscita di circa 450 mila famiglie dalla condizione di povertà (circa 300mila nel 2022). Metà della spesa erogata nel biennio, circa 8,3 miliardi di euro ha contribuito a ridurre dell’0,8% l’indice delle disuguaglianze e dell’1,8% il rischio di povertà” (fonte Ministero Lavoro). Da non sottovalutare inoltre il positivo impatto sui consumi che queste misure hanno determinato, considerata la tipologia dei beneficiari che necessariamente si trova a dover impiegare interamente il sostegno reddituale per beni di prima necessità.

4. La povertà è una colpa
La povertà è un fenomeno multifattoriale e dalle molteplici cause. Ridurre la povertà a una “colpa” individuale implica una visione limitata delle sue cause, che ignora le dinamiche sistemiche e le ingiustizie sociali. La povertà è una condizione che richiede comprensione del fenomeno, solidarietà e interventi collettivi, non un giudizio morale.

5. Chi lavora, non è povero. Chi è povero, non lavora
Il lavoro può certamente contribuire a proteggere dalla povertà, ma non è sempre sufficiente per garantire sicurezza economica e una vita dignitosa. La protezione dalla povertà dipende da diversi fattori legati alla qualità e alle condizioni del lavoro stesso, lo dimostra il crescente numero di working poor: principalmente lavoratori a tempo parziale, precari e coloro che ricevono salari insufficienti a coprire le spese fondamentali per la vita. Circa il 9-10% dei lavoratori si trova oggi in questa situazione e il numero è in aumento.

6. I poveri in Italia sono soprattutto stranieri
Le persone di origine straniera sono spesso più vulnerabili e più rappresentate nelle statistiche sulla povertà rispetto agli italiani. Tuttavia, non si può dire che i poveri in Italia siano “soprattutto” stranieri. Secondo i più recenti dati Istat, il 70% dei poveri assoluti sono cittadini italiani,   mentre il 30% proviene da contesti migratori.

7. Sono soprattutto gli stranieri a ricevere sussidi 
I dati mostrano che, sebbene gli stranieri abbiano un’incidenza più alta di povertà rispetto agli italiani e dunque possano avere più bisogno di assistenza, la maggior parte dei beneficiari dei sussidi sono cittadini italiani. Per esempio, il 91% dei nuclei percettori di Reddito di cittadinanza erano di nazionalità italiana. Con l’Assegno d’Inclusione, la percentuale di cittadini non italiani percettori del sussidio è scesa ulteriormente dal 9 all’ 8% (fonte INPS).

8. La povertà riguarda solo i giovani 
La povertà è un fenomeno complesso che interessa persone di tutte le età e si manifesta in modi diversi a seconda del gruppo demografico coinvolto. Secondo i dati ISTAT più recenti, circa il 6,2% degli anziani (over 65) vive in povertà assoluta in Italia, pari a circa 1 milione di persone.  Sono particolarmente vulnerabili alla povertà assoluta le famiglie con minori (12%) e tra queste le famiglie con 3 o più figli (20,3%). Sempre secondo l’ISTAT, anche le famiglie in affitto e in povertà assoluta sono aumentate a quasi 900.000. Colpite o a forte rischio  sono anche le persone con disabilità (Studio CBM, Fondazione Zancan).

9. In Italia, la povertà colpisce solo alcune regioni del sud
Secondo gli ultimi dati ISTAT, l’aumento della povertà in Nord Italia è in crescita, sebbene i tassi siano generalmente inferiori rispetto al Sud. La povertà assoluta nel Nord riguarda l’8% delle famiglie, con variazioni tra le diverse regioni

10. Le misure di contrasto sono cambiate, i beneficiari no
I beneficiari delle nuove misure (ADI e SFL) sono poco più della metà rispetto ai  beneficiari del Reddito/Pensione di cittadinanza. Secondo gli ultimi dati INPS, su  un totale di 1.324.104 nuclei che avevano percepito almeno una mensilità di RdC/PdC nel primo semestre 2023, 695.127 sono quelli che hanno avuto accesso all’Assegno d’Inclusione nello stesso periodo del 2024. 



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