Formazione

Povertà, 2,5 milioni le famiglie a rischio

E' la stima che l'Eurispes fa nello studio 'Problemi di famiglia - Senza rete: la famiglia italiana di fronte alla crisi del welfare'

di Redazione

Sempre piu’ concreto il rischio di poverta’ per le famiglie italiane. Sono circa 2.500.000 i nuclei familiari a rischio poverta’, l’11% delle famiglie totali, ben 8 milioni di persone. E’ la stima che l’Eurispes fa nello studio ‘Problemi di famiglia – Senza rete: la famiglia italiana di fronte alla crisi del welfare’, realizzato in collaborazione con Federcasalinghe. Mentre il totale delle persone a rischio poverta’ e di quelle gia’ comprese tra gli indigenti e’ allarmante: si possono stimare circa 5.100.000 nuclei familiari, all’incirca il 23% delle famiglie italiane e piu’ di 15 milioni di individui, di questi quasi 3 milioni sono minori di 18 anni. Uno spettro che non fa sconti a nessuno: colpisce gli anziani che percepiscono pensioni di appena 500 euro (e sono piu’ di 7 milioni), i giovani precari che passano da un lavoro all’altro e coloro che finora erano considerati privilegiati, perche’ al riparo da ogni imprevisto economico, il cosiddetto ‘ceto medio’. Richiama l’attenzione l’Eurispes su di un allarme lanciato da diversi anni a questa parte: la poverta’ si va progressivamente estendendo e investe anche persone che un tempo godevano di un discreto tenore di vita. La probabilita’ di impoverimento delle classi medio-basse e’ aumentata e la linea di demarcazione tra i poveri e i non poveri diventa sempre piu’ indistinta. Oltre il 50% delle famiglie italiane, inoltre, dispone di un reddito mensile inferiore a 1.900 euro. Tra le variabili che incidono negativamente sulle condizioni e sulle aspettative di vita della popolazione vi sono il mancato o insufficiente adeguamento delle retribuzioni e delle pensioni, l’impennata del credito al consumo, la modesta ripresa dei consumi, l’aumento dei prezzi ‘regolamentati’, le tariffe di trasporto e altri servizi di pubblica utilita’.

In piena sindrome da ‘terza settimana’ i colletti bianchi. Non piu’ la quarta, gia’ dalla terza i conti non tornano. Aumenta la poverta’ definita dall’Eurispes in ‘giacca e cravatta’, quella che colpisce i ceti medi in difficolta’, in fila alla mense Caritas. Aumenta la schiera dei ‘working poors’, ossia quei lavoratori che, pur percependo uno stipendio, la sera, non avendo la possibilita’ di una casa nella quale rientrare, usano i dormitori pubblici. Gente che si trova in una precaria condizione socio-esistenziale ed economica definita ‘oscillante’. Uno scenario che delinea la societa’ dei tre terzi, dove un terzo vive all’interno di una zona di sicuro disagio sociale e indigenza economica, un terzo appare assolutamente garantito e la fascia centrale (i ceti medi) vive in una condizione di instabilita’ e di precarieta’. Basta pensare che nel periodo 2001-2005 l’Eurispes ha calcolato una crescita complessiva dell’inflazione del 23,7% con una perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni pari al 20,4% per gli impiegati, al 14,1% per gli operai, al 12,1% per i dirigenti e all’8,3% per i quadri. Anche in Europa il rischio d’impoverimento costituisce ormai un fenomeno allarmante: si stimano ben 72 milioni di persone a rischio poverta’, che scatta per coloro che guadagnano meno del 60% del reddito medio del paese in cui vivono. Inoltre, l’Eurostat denuncia l’aumento delle disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza: il 20% di europei in buone condizioni economiche possiede quasi cinque volte piu’ ricchezza di quanta ne abbia il 20% dei cittadini meno abbienti. Da cio’ si deduce che alcuni non ce la fanno ad arrivare a fine mese, mentre altri mantengono un tenore di vita elevato. I poveri aumentano mentre i ricchi diventano ancora piu’ ricchi.


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