Ritorniamo a parlare delle mie gambe, ma partiamo dall’inizio….cioè dai piedi. I miei arti inferiori si poggiano su solidi basamenti, che calzano, da circa vent’anni, scarpe di taglia importante, insomma non certo piedini da fata. Quand’ero piccola avevo una vera passione per le scarpe da ballerina, ma fui sottoposta alla piccola tortura delle calzature ortopediche a causa dei miei piedi piatti. Per qualche mese ho indossato degli strani scarponcini, che per mia fortuna, non erano troppo brutti. Ben presto però mi feci acquistare un paio di fantastiche scarpine di vernice nera. Le adotavo, ricordo ancora la sofferenza del giorno in cui inciampai, caddi e si ruppero! (una delle mie drammatiche cadute).
Erano gli anni settanta con il loro tripudio di fantastici stivali femminili ed anch’io riuscii a farmene comprare diverse paia.
Da ragazza intorno ai vent’anni sono arrivata ad un ragguardevole 38, fino a stabilizzarmi su un bel numero 41. Sono una plus size in tutti i sensi! A fasi alterne, durante la mia vita, un pochino mi sono occupata dei miei piedi, magari decorando le unghie con smalto in tinta con le unghie delle mani o comprando calzature graziose. Sono stati però periodi piuttosto brevi. Ho amato anche i tacchi, quelli si mi piacevano, non ai livelli eccessivi, non umani che si sono raggiunti in questi anni. Il mio sogno sono sempre state le classiche scarpe décolleté con un’altezza non superiore ai dieci centimetri, che donassero un po’ di slancio e sensualità a gambe e polpaccio. Il mio immaginario è molto cinematografico e mi piaceva la femminilità alla Tippy Hedren ne La donna che visse due volte. Si, i miei poveri piedi! Delle mie bistrattate gambe, sono sempre stati l’unica parte che mi piaceva e avrei potuto persino amare.
La cara sclerosi però ha impedito che la nostra intesa quasi perfetta continuasse. Le poussè ripetute alle gambe li hanno resi rigidi, con una sensibilità limitata ed un ipertono che non facilita i movimenti. Mi sembra di indossare perennemente delle calze contenitive lunghe fino al polpaccio. Si, la vita dei piedi di noi sclerotiche non è affato semplice. Scusatemi, ora preferisco annegarmi nel ricordo degli anni ottanta!
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