Famiglia

Povera America

Un rapporto allarmante sulla povertà negli Stati Uniti. Anticipazione del tema trattato nello speciale, su VITA non profit magazine in edicola da venerdì prossimo

di Redazione

Il rapporto dei vescovi degli Stati Uniti intitolato “Il polso della povertà” presentato ieri denuncia una crescita di poverta’ ed esclusione nel paese piu’ potente del mondo. Lo studio – sottolinea Radio Vaticana che vi ha dedicato un ampio servizio – e’ volto non solo a misurare la consapevolezza della poverta’ – il 90 per cento degli americani risulta preoccupato per il crescente livello di poverta’ nel loro Paese – ma anche a sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che genera piu’ ansia di un attacco terroristico e dell’andamento dell’economia. Se migliaia di persone vivono infatti nel lusso e milioni godono di un tenore di vita elevato, – pone in rilievo ils ervizio dell’emittente vaticana – non e’ possibile ignorare i 35 milioni che vivono sotto la soglia della poverta’. Una definizione ufficiale che fotografa una situazione quasi disperata, visto che e’ povera una famiglia di quattro persone che guadagna meno di 18 mila dollari lordi l’anno. La ricerca sottolinea come le cose vadano sempre peggio. Nel 2003, infatti, il numero dei poveri e’ aumentato di 1 milione e 700 mila persone e sembra incredibile ma nell’America dell’obesita’ un bambino statunitense ogni sei vive nelle incertezze e nella fame. La maggior parte degli americani, sebbene preoccupati, non ha pero’ idea di quanto diffuso sia il fenomeno. Stimano infatti che negli States ci siano solo 2 o 3 milioni di poveri. Moltissimi sono pero’ consapevoli che la poverta’ non e’ un concetto astratto. Il 56 per cento teme, infatti, di potersi trovare nel bisogno prima o poi nella sua vita. Ancora una volta, la causa principale della poverta’ viene vista nella mancanza di istruzione. Anche se per la prima volta quasi il 20 per cento degli intervistati parla anche di una drastica diminuzione nelle opportunita’ di lavoro. A new kind of poverty Un nuovo tipo di povertà. Con uno speciale così intitolato, a fine novembre il settimanale Newsweek faceva il punto sul crescente numero di americani poveri: il 10% dei lavoratori non guadagna abbastanza per vivere, uno stipendio su 4 non basta a mantenere la famiglia-tipo formata da due genitori e due figli, e solo nella Grande Mela 1,6 milioni di persone soffre di ?food insecurity?, cioè non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena. Uno shock per la terra delle opportunità, nella quale non a caso furoreggia il best seller The betrayal of work (Il tradimento del lavoro) di Beth Shulman, in cui si fa a pezzi il mito Usa per cui «basta lavorare per campare». Nei guerrafondai Stati Uniti di Bush non è più così. E Newsweek amaramente conclude: «Quando la classe media diventa povera, i poveri hanno scarse possibilità di migliorare. Se non addirittura di essere considerati». I numeri parlano chiaro 17 per cento, è questo l’aumento percentuale del numero di americani che hanno chiesto del cibo a una organizzazione caritatevole nel 2003 rispetto al 2002. Parallelamente la domanda di ricovero notturno è salita invece del 13% nello stesso periodo. A rivelarlo è uno studio compiuto in 25 grandi città dalla Conferenza dei sindaci statunitensi. A impressionare, però, è soprattutto la percentuale di richieste rimaste insoddisfatte: il 14% delle domande di aiuti alimentari e il 30% delle domande di un riparo. Le persone bisognose si sono viste sbattere la porta in faccia da mense affollate nel 56% delle città e dai centri di accoglienza nell’84% delle metropoli. Ma c’è chi dice no Non tutti la pensano però allo stesso modo. Davanti alle cifre c’e’ chi invece afferma com il 73 per cento è la percentuale dei poveri americani che possiede un forno a microonde. Basta questo dato (e altri dello stesso tenore, tipo quanti poveri hanno una lavapiatti) per far sostenere alla Heritage Foundation, ad esempio, noto think tank ultraconservatore, che i dati ufficiali sulla miseria negli Usa non sono veritieri. «Le condizioni di vita degli individui definiti ‘poveri’ dal governo hanno ben poco a che fare con il concetto normale di povertà». Verrebbe da chiedere: possedere un’auto, un cellulare o una lavatrice ma non avere un lavoro che permetta di sopravvivere è da ricchi?


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