Non profit
Poteri e ruoli: la polemica
Quale ruolo devono svolgere le fondazioni bancarie nel sistema creditizio?
di Redazione
La goccia che fa traboccare il vaso viene versata a Trieste il 28 aprile: in occasione dell’assemblea annuale delle assicurazioni Generali, Mediobanca, azionista di riferimento della compagnia con il 14% del capitale, appoggiata dalle Fondazioni Cariverona e Crt-Cassa di risparmio di Torino (a loro volta azioniste di Mediobanca) defenestra il presidente Alfonso Desiata, considerato all’unanimità il massimo esperto italiano in materia assicurativa, sostituendolo con Gianfranco Gutty. Il tutto contro la volontà di Bankitalia (detentrice, attraverso il suo fondo pensione, del 4,55% del “Leone”), anche se formalmente quest’ultima si astiene, e contro grandi investitori istituzionali come Gruppo Intesa (0,37%), Compagnia di San Paolo (O,67%), Romagest (O,16%), Fondazione Cariplo (1,5%), anch’essi astenutisi.
Apriti cielo. Riesplode la polemica, in realtà mai sopita, sul ruolo che le fondazioni bancarie debbano svolgere nel sistema creditizio.
La legge di riforma delle fondazioni (461/98 e Dlgs n. 153/99) parla espressamente di fuoriuscita, seppur graduale, dalla maggioranza del capitale delle banche. E in effetti il processo è a buon punto. Recenti dati Acri parlano di 52 fondazioni su 88 scese sotto la soglia del 50%. Ma la stessa legge non esclude la possibilità che in portafoglio rimangano partecipazioni significative. Circostanza che, tenuto conto dell’alta frammentazione delle compagini azionarie delle banche, spesso significa detenerne indirettamente il controllo, o comunque avere forte influenza nella definizione delle strategie. Dal loro canto, le fondazioni interessate dalla polemica scoppiata a Trieste sostengono che si è trattato di un normale avvicendamento al vertice di un’azienda.
Insomma, il dibattito resta acceso e c’è già chi, come il professor Tremonti, dichiara senza mezzi termini che la legge sulle fondazioni è tutta da rifare.
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