Povertà educativa
Potenziare le comunità educanti per rilanciare 15 territori vulnerabili
Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile sostiene un progetto promosso dall’impresa sociale “Con i Bambini” nei territori di Bari, Bologna, Cagliari, Caivano, Catania, Firenze, Foggia, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Reggio Calabria, Roma e Torino
di Redazione
Ridurre la povertà minorile e, nel lungo periodo, garantire maggiori possibilità di mobilità sociale nell’età adulta e il pieno esercizio della cittadinanza, tenendo conto del repertorio di esperienze positive e buone prassi sostenute dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e delle azioni pubbliche finalizzate al medesimo obiettivo. E ancora: costruire e rafforzare una grande alleanza educativa per potenziare le capacità delle comunità educanti di 15 territori vulnerabili. E in particolare, sperimentare nelle aree socioeducative strategiche interventi multi-dimensionali per produrre un significativo e visibile miglioramento in termini di opportunità socioeducative e di benessere di bambini e adolescenti. Sono gli obiettivi di “Organizziamo la speranza. Iniziativa per il cambiamento nelle aree socioeducative strategiche”, promossa dall’impresa sociale “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo.
L’iniziativa “Organizziamo la speranza”, annunciata lo scorso aprile a Palazzo Chigi dal viceministro del Lavoro e delle politiche sociali e vicepresidente del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, Maria Teresa Bellucci, ha carattere sperimentale perché per la prima volta in Italia si sceglie di investire in modo intensivo e ben coordinato per mutare in positivo la scena educativa in territori caratterizzati da vulnerabilità ed esclusione sociale.
Sul piano istituzionale l’iniziativa conta sulla collaborazione del ministero del Lavoro e delle politiche sociali che, attraverso la direzione generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale, ne coordina la cabina di regia nazionale.
Le 15 aree interessate sono: Carbonara, Ceglie, Loseto, S. Rita a Bari; San Donato – San Vitale a Bologna; Borgo Sant’Elia, Nuovo Borgo Sant’Elia, San Michele, Mulinu Becciu, Is Mirrionis, Tuvixeddu – Tuvumannu a Cagliari; Caivano (Napoli); Centro storico a Catania; Mantignano – Ugnano – Sollicciano, San Bartolo a Cintoia, San Jacopino, Cascine a Firenze; Rione Candelaro, Rione Biccari, Borgo Croci a Foggia; Cornigliano, Sampierdarena, Ca’ Nuova (all’interno del Cep) a Genova; Villapizzone, Quarto Oggiaro a Milano; San Giovanni a Teduccio, Barra a Napoli; Pontevigodarzere, Mortise, Torre, Ponte di Brenta e Palestro a Padova; Palazzo Reale – Monte di Pietà, Tribunali – Castellammare (I circoscrizione) a Palermo; San Giorgio – Modena – San Sperato a Reggio Calabria; San Basilio, Tor Cervara a Roma; Quartiere Mirafiori Sud a Torino.
Sono porzioni di territorio all’interno delle grandi aree metropolitane e urbane del Paese individuate tenendo conto dei dati disponibili sulle forme di povertà sociale, economica ed educativa e sul rischio di coinvolgimento dei minorenni e delle loro famiglie nei circuiti dell’illegalità, nonché delle indicazioni raccolte da parte di regioni, comuni e ambiti territoriali sociali che collaboreranno all’iniziativa.
Le comunità educanti dei territori destinatari dell’iniziativa sono chiamate a sviluppare, con il contributo di tutti i suoi attori, interventi di ampio respiro per sostenere bambini e ragazzi nella costruzione dei propri percorsi di vita, attraverso l’accesso a stabili e multidimensionali opportunità, a partire dagli spazi per il gioco, la socializzazione, lo sviluppo dei talenti. Al centro di questo processo, vi è la sperimentazione di modalità stabili di lavoro integrato: sono sollecitate le realtà del Terzo settore, in primis quelle radicate nel territorio di riferimento, e gli attori pubblici. In tal modo le reti educative possono costituire un motore di sviluppo economico, culturale e sociale, facendo leva sulle risorse interculturali e di attivazione civica presenti nell’area.
L’iniziativa è strutturata in due fasi. Nella prima, “Con i Bambini” raccoglierà le adesioni formali da parte delle amministrazioni comunali e degli ambiti territoriali sociali coinvolti e acquisirà le manifestazioni di interesse da parte delle organizzazioni di Terzo settore che intendono partecipare alla progettazione degli interventi sperimentali per il rafforzamento dei sistemi socioeducativi nelle 15 aree. Gli enti di Terzo settore interessati dovranno presentare la propria candidatura entro il 17 ottobre 2024 mediante la piattaforma Chàiros (www.chairos.it raggiungibile anche da www.conibambini.org).
Nella seconda fase, gli Ets ammessi, in collaborazione con gli enti pubblici e le agenzie educative del territorio, lavoreranno alla progettazione degli interventi, cui si darà avvio nei primi mesi del 2025. I progetti sostenuti dal Fondo avranno carattere di “addizionalità” e concorreranno a cambiare le condizioni di esclusione e povertà dei territori individuati, sostenendo la progettazione e la costruzione di spazi di convivenza e protagonismo di bambini e ragazzi, a partire dalla dimensione relazionale, ponendo particolare attenzione agli aspetti che riguardano la riqualificazione urbana e sociale come fattori indispensabili per favorire e incentivare la cultura del rispetto della legalità.
L’iniziativa è pubblicata su www.conibambini.org. A settembre è previsto un webinar di presentazione tecnica dell’iniziativa: data e modalità di partecipazione saranno comunicate tramite il sito e i canali di Con i Bambini.
In Italia i minorenni che vivono in condizione di povertà relativa sono oltre due milioni, pari al 22% della popolazione minorile residente. Accanto alla povertà economica si affianca anche una povertà sociale e relazionale determinata da condizioni di fragilità della coppia genitoriale o di un genitore, con difficoltà di accudimento dovute a problematiche individuali (disagio psicologico, disturbi psichiatrici, ecc.) o sociali (dipendenze, commissione di reati, ecc.). Per quanto riguarda i percorsi di apprendimento, secondo una recente indagine longitudinale del ministero dell’Istruzione e del merito, che ha preso in considerazione il periodo compreso tra il 2012 e il 2022, dei 583.644 alunni presenti in classe il primo anno di corso a settembre 2012, dieci anni più tardi avevano abbandonato il sistema scolastico (senza conseguire un titolo di studio in regola o in ritardo) ben 96.177 alunni, pari al 16,5% del contingente iniziale. Anche la quota dei cosiddetti Neet, secondo gli ultimi dati Istat (2023), si attesta al 20% di giovani dai 15 ai 29: quasi 1,7 milioni di ragazzi e ragazze.
Credit: la foto d’apertura (Caivano) è di Anna Spena
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