Cultura
Postscript: Correspondent Works
Postscript è un gesto di anticipazione. Una conversazione luogo di comprensione reciproca e condivisa. Un lavoro epistolare che rivela se stesso nel suo essere collegamento tra individui affini
di Redazione
Questa sera a Roma , in via Nicola Coviello 15, ArtQ13, lo spazio per la ricerca e la sperimentazione artistica indipendente e non commerciale presenta, insieme a 7X8, collettivo di sette curatori internazionali nato nel 2013, l’iniziativa “Postscript: Correspondent Works an epistolary work between artist and curator”
Postscript è un gesto di anticipazione, una conversazione come luogo di comprensione reciproca e condivisa. Un lavoro epistolare che rivela se stesso nel suo essere collegamento tra individui affini. È lo spazio interstiziale tra le linee di una lettera, l’intervallo tra l’atto di spedire e quello di ricevere, la pausa, l’incomunicabilità, il non detto e il ridondante. Postscript: Correspondent Works documenta una serie in divenire di conversazioni a distanza tra artisti e curatori.
La natura fluida di questo coinvolgimento rispecchia il modo in cui l’arte si muove, al di là di presupposti culturali e geografici, in un costante stato di reinterpretazione. Questa mostra intende servirsi della corrispondenza per tracciare lo slittamento di senso tra le parole dei destinatari, i luoghi e le pause create nello spazio tra l’incontro e la forma.
L’artista e il curatore iniziano una corrispondenza senza aver idea di dove li porterà. Il curatore è chiamato a lasciarsi trasportare, contemplando il gesto iniziale del suo interlocutore e rispondendo con le parole. Al di là di una nostalgica esplorazione della distanza, la mostra si propone di sperimentare come il tempo e lo spazio siano o meno ostacoli alla comunicazione e alla comprensione. Soprattutto oggi, in un presente dove la tecnologia permette di costruire ponti fisici e mentali per superare la distanza spaziale, e alcune connotazioni tradizionali del carteggio come l’attesa, le aspettative, il viaggio di una lettera, sono state compromesse dall’uso degli strumenti di comunicazione digitali.
In foto il lavoro di Kata Tranker