Non profit

Poste Italiane: la “prudenza” sa di furbizia

I 30 milioni ci sono, ma a causa dell'impasse burocratica il non profit continua a spedire a prezzo pieno

di Redazione

Sembrava un “caso risolto” e invece il destino delle tariffe postali agevolate per il non profit resta un problema drammaticamente aperto.
Tutti gli enti, grandi e piccoli, che in questi giorni si sono rivolti ai fornitori locali di Poste per effettuare invii a tariffa ridotta, si sono visti sbattere la porta in faccia. Qual è il problema? In primo luogo, un colossale pasticcio nella datazione dei provvedimenti.
Da un lato, infatti, c’è il decreto ministeriale (dello Sviluppo Economico) che disciplina le tariffe agevolate (da 11,5 centesimi sotto i 2mila pezzi a 8,57 sopra i 20mila). Il decreto, datato 23 dicembre 2010 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 febbraio 2011, è nato morto: all’articolo 8 si legge che le agevolazioni erano valide solo fino al 31 dicembre 2010.
Dall’altro c’è il decreto Milleproroghe, che contiene i famosi 30 milioni di euro a copertura delle tariffe agevolate, mai arrivati nel 2010 e “recuperati” per il 2011. Convertito il 16 febbraio, il Milleproroghe è stato pubblicato in Gazzetta il 26 febbraio.
Riguardo all’efficacia dello stanziamento, che era stato disposto per l’anno scorso, in esso si legge che «il termine del 31 dicembre 2010 è ora prorogato al 31 marzo 2011» ed eventualmente rinnovabile, con dpcm, fino al 31 dicembre 2011.
Nonostante il pasticcio nel coordinamento tra i due provvedimenti (l’uno stabilisce la disciplina e l’altro mette i soldi), ci si potrebbe azzardare a dire (almeno per la prevalenza della legge sul decreto ministeriale) che le agevolazioni potrebbero partire.
Invece la posizione di Poste è di estrema prudenza e alimenta, in qualche modo, la confusione. Fonti di Vita riferiscono che, all’interno dell’azienda, non è nemmeno assodato che il Milleproroghe contenga lo stanziamento dei 30 milioni (eppure, basta scaricare gli atti dell’ufficio studi del Senato, relativi al progetto di legge 2518, e vedere che a pagina 102 si parla proprio di questi fondi). Nel dubbio, pertanto, i referenti locali preferiscono proporre l’applicazione della tariffa piena a 28 centesimi. L’apprensione delle associazioni è comprensibile: mesi preziosi, in termini di sensibilizzazione sul 5 per mille, rischiano di essere sprecati in un’attesa da teatro dell’assurdo.
Chi può sciogliere questa impasse? Il ministero dello Sviluppo Economico, che potrebbe esprimere finalmente un’interpretazione autentica con cui “tranquillizzare” i vertici di Poste. Ma, guarda un po’, l’azienda guidata da Massimo Sarmi sta studiando una nuova proposta di tariffa commerciale sperimentale, sul genere di Postatarget Creative, con tetti tra i 14 e i 18 cent. A chi giova, allora, questa confusione? A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre s’indovina.

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