Cultura
Post emergenza/1. Parla il vescovo cattolico di Surat. Il monsignore e lo Tsumani
Si era insediato il 22 dicembre, quattro giorni prima del maremoto. La sua diocesi è poco a nord di Phuket. Passata lemergenza, vede segni di ottimismo.
In Thailandia il 6 febbraio ci saranno le elezioni politiche. E lo tsunami è entrato nella campagna elettorale. Il premier Thaksin Shinawatra (partito nazionalista), che i ben informati vedono già rieletto per la seconda volta, promette ricostruzione di case e finanziamenti. Il re Bhumibol, dal canto suo, ha dichiarato che si prenderà cura degli orfani. E gli aiuti stranieri?
Raggiungiamo al telefono Sridarunsil Prathan, vescovo della diocesi di Surat Thani, a nord di Phuket, che lavora con il Vis-Volontariato internazionale per lo sviluppo, la ong dei salesiani. «Il governo ha dato la possibilità di ricostruire le case alle ong straniere, dichiarando che i fondi in precedenza accantonati saranno destinati ad altre attività, purtroppo non specificate». Dunque da un clima di chiusura che si respirava i primi giorni, oggi si intravedono i primi spiragli di apertura. Nel Paese, in cui i morti sono più di 5mila e 3mila i dispersi, monsignor Prathan si è insediato il 22 dicembre, quattro giorni prima del maremoto. La tragedia lo ha sorpreso senza dargli il tempo di conoscere il suo nuovo mandato, e ci confessa che ha appena iniziato a mettere in ordine l?ufficio sinora occupato da fax, email e carte usati nei giorni dell?emergenza.
«La comunità salesiana è presente dal 70 e con loro abbiamo ospitato i sopravvissuti dei villaggi dando loro cibo e riparo. I nostri confratelli hanno aiutato ad allestire le tendopoli e non hanno lasciato sole queste persone che abbisognano soprattutto di un aiuto psicologico». La Thailandia, pur essendo a maggioranza buddista, comprende una forte presenza di islamici. Seguono cattolici ed ebrei. Come sono i rapporti? «Di grande collaborazione. La moschea di Krabi ha accolto i profughi delle Phi Phi Islands, e cattolici, ebrei e buddisti sono entrati e hanno potuto parlare con loro e aiutarli. La scorsa settimana si è tenuta a Takuapa la preghiera delle religioni: tutti insieme abbiamo pregato per i morti e per il futuro».
In Thailandia nel 2004 è esplosa la violenza separatista delle forze del Sud del Paese, spesso congiunta a contrasti religiosi. Secondo il prelato, lo tsunami ha solo sospeso le ostilità, che potrebbero ricominciare. «Preoccupa la tensione che si è creata nella provincia dopo che il governo ha annunciato che le case non saranno più costruite dov?erano», spiega Prathan. «Molti thailandesi vivevano in costruzioni abusive sulla spiaggia perché sono pescatori e perché sono poveri. E non intendono lasciare i luoghi dove sono nati». Oggi Prathan, che dopo il battesimo ha preso il nome di Giuseppe, ha visitato alcuni progetti sostenuti dal Vis. «Ad Hattawa abbiamo allestito un servizio di scuola al domicilio delle maestre, in modo che gli alunni possano terminare l?anno scolastico. Poi abbiamo cercato costruttori di barche, per facilitare il riavvio della pesca. Per ora forniamo attrezzature, come canne da pesca e reti».
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