Porto Torres, 300 ragazzi “creano” il cinema con il service learning

Per assistere a una proiezione cinematografica sono costretti a recarsi a Sassari, a 25 km dalla loro cittadina. Ma questo progetto portato in Sardegna dal pedagogista Italo Fiorin, che si abbina all'impostazione del movimento voluto da Papa Francesco “Scholas Occurrentes”, ha trovato subito terreno fertile nelle scuole, nel mondo delle associazioni e nelle istituzioni locali. Così progettano una città più vivibile

di Luigi Alfonso

Trecento studenti tra scuole elementari e medie di Porto Torres hanno preso parte al primo progetto di Service learning in Sardegna. «I più fertili, sicuramente i più ricettivi», è il parere di Marcello Tellini, pedagogista e coordinatore dei Servizi sociali del Comune del nord Sardegna. «È una visione nuova nell’affrontare le problematiche delle nuove generazioni, attraverso il gioco, l’arte, il racconto, ma soprattutto il confronto aperto. Confidiamo di estendere l’intervento alle scuole superiori, anche se al momento ci sono ancora dei limiti da superare».

Il seme piantato da Italo Fiorin, l’illustre pedagogista che presiede la Scuola di alta formazione Eis (Educare alla solidarietà e all’incontro) alla Lumsa di Roma, inizia a mostrare i primi germogli.

«Da un lato si è lavorato dal punto di vista didattico con la metodologia del service learning, dall’altro si è intervenuti con il progetto di Scholas Occurrentes (il movimento fondato da Papa Francesco, ndr) con interventi diretti sui ragazzi», spiega Tellini. «Come ufficio dei Servizi sociali, siamo usciti fuori dai consueti canoni d’intervento, riuscendo a lavorare di concerto con Scholas Occurrentes e l’università Lumsa di Roma. È stato come buttare una bomba all’interno della città, l’intervento ha acceso una miccia e abbiamo messo al centro i ragazzi all’interno del nostro modo di agire. Va a lavorare molto sui sentimenti. I ragazzi hanno grosse potenzialità. Bisogna soltanto trovare i canali giusti per poterli stimolare. Dunque abbiamo lavorato sulla comunità, ponendoci un obiettivo comune. Ecco, la grande innovazione consiste nel mettere insieme i tanti soggetti di una comunità, con un patto educativo dove ciascuno si assume la propria responsabilità: gli operatori sociali, gli insegnanti, i formatori e anche i volontari che hanno prestato l’opera all’interno del progetto, ma anche i commercianti e l’amministrazione locale».

Lo scorso mese di marzo è partita la seconda annualità del progetto. Troppo presto per stilare un bilancio consuntivo, ma qualche risultato è stato già raggiunto. «Nei primi incontri che abbiamo organizzato, i ragazzi ci dicevano che vivevano in una città brutta, in un luogo ambientalmente non gradevole. Esprimevano la necessità di avere un cinema per loro: per vedere una prima visione sono costretti a recarsi a Sassari (il capoluogo di provincia dista 25 km, ndr). Ebbene, coinvolgendo le associazioni di volontariato locali, siamo riusciti a far rivivere il cinema. Abbiamo dedicato loro una serie di giornate, in cui hanno potuto vedere dei film adatti alla loro età. È importante che l’adulto sia un riferimento ma tenga le promesse: la cura è il principio fondamentale su cui si basa un rapporto educativo. Se non c’è cura, non c’è educazione. Un altro aspetto molto interessante è quello di aver dato voce a una progettazione fatta dai bambini delle elementari, dove hanno immaginato il loro giardino: aiutati dagli operatori del Comune, hanno recuperato un’area dismessa dove prima c’erano erbacce e sporcizia, decisamente brutto da vedersi. Come diceva Dostoevskij, la bellezza salverà l’umanità. Purtroppo non sarà possibile realizzare in tempi brevi un centro di aggregazione a Porto Torres, stiamo aspettando il via libera del Plus di cui fanno parte anche i Comuni di Sassari, Sorso e Stintino. Abbiamo già individuato la sede, nella Casa delle Associazioni, dove sarà possibile svolgere una serie di laboratori in base alle indicazioni dei ragazzi. Se c’è una cosa che ci ha insegnato Fiorin è che dobbiamo invertire la rotta: siamo sempre stati abituati a calare dall’alto tutti gli interventi per i bambini e i giovani, invece bisogna partire dai loro sogni, dai loro desideri, dalle necessità. Bisogna mettersi in ascolto, in poche parole, per dare vita a un laboratorio di progettazione che resti sempre aperto: sai da dove parti ma non sai dove arrivi. È una bella sfida, che passa soprattutto dagli adulti».

Che dicono, invece, i protagonisti? «Ho vissuto tre giorni di felicità e tranquillità», è il pensiero di una ragazza che frequenta la terza media. «Sono stati tre giorni in cui ognuno di noi ha ragionato sui propri pensieri e sentimenti. Mi sono sentita ascoltata e capita da persone che neanche conoscevo. Ho ascoltato i pensieri di tutti. Ho capito che la vita è fatta di sacrifici e non tutto ci è dovuto. È un’esperienza che mi porterò nel cuore per sempre».

«Con questa esperienza, ho conosciuto i sogni degli altri e ho anche capito che cosa vuol dire sognare», è il pensiero di un ragazzo. «Vado a casa con la consapevolezza che c’è qualche adulto che ancora ascolta noi ragazzi. Spero che la mia città un giorno possa diventare migliore». Infine, un altro dei pensieri scritti dai ragazzi in corso d’opera: «Nonostante sia stata difficile a tratti, è una delle esperienze più belle mai vissute. Mi ha permesso, anche se per poco, di dimenticarmi dei problemi e delle difficoltà della vita. Si può rifare?».

È in quest’ultimo passaggio che bisogna cogliere le aspettative degli adolescenti. Non bastano dei progetti, per quanto siano ben strutturati e innovativi, se non c’è continuità nel seguire le nuove generazioni. «È vero, i ragazzi non vanno abbandonati al loro destino», sottolinea Italo Fiorin. «A Porto Torres sono arrivati spensierati, pensavano che si trattasse di una passeggiata. Invece è stato toccato qualche nervo scoperto. Si erano presentati con la curiosità di chi voleva scoprire ciò che proponevamo loro, ma mostrando anche un ostentato scetticismo. Ricordo il primo incontro, in un grande salone. La maggior parte di loro si era seduta in fondo: un mix di diffidenza, cautela e anche una sorta di maschera che stavano utilizzando per difendersi dalle proposte di noi adulti. Questo atteggiamento è cambiato molto presto, in verità, tanto che poi si sono seduti tutti nelle prime file, pienamente coinvolti nella discussione prima di riunirsi per gruppi. Mi incuriosì in particolare un ragazzo che, nell’ultimo giorno degli incontri programmati, si presentò con una chitarra. Si sedette in fondo alla sala. Lo avvicinammo per chiedergli di suonare qualcosa e lui si schermì e rispose di no. Insistemmo, ma ci disse: “Non salgo sul palco a suonare”. Un educatore allora disse: “Benissimo, tu suona dove sei e noi tutti saliremo sul palco”. Invertimmo i ruoli e fu un successo: 80 persone seguirono la sua esibizione, in silenzio, prima di applaudirlo. È un’immagine che mi piace molto perché significa che si può essere protagonisti anche stando all’ultimo posto».

Nell’ambito della formazione del progetto Service Learning, la classe 1a D della scuola secondaria di primo grado IC2 “Don Antonio Sanna” ha avuto l’opportunità di partecipare ad una tre giorni promossa dalla Fondazione Scholas Occurrentes. Un momento molto significativo per i ragazzi, che hanno sperimentato un modo diverso di fare scuola. Quell’esperienza è stata il punto di partenza di un percorso che si è poi concretizzato nel progetto “Capaci di… legalità” che, in occasione dell’anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio, ha visto questi giovanissimi attori principali di un momento di riflessione aperto all’intera comunità di Porto Torres, con la realizzazione di un lenzuolo murales e la piantumazione di una magnolia donata all’Istituto dalla Fidapa locale. Il lenzuolo è stato donato al sindaco nell’evento conclusivo del Progetto Reti ed è stato collocato nella sala consiliare del Comune, in attesa della creazione del murales vero e proprio in una delle vie intitolate alle vittime della mafia.

Il service learning, grazie al lavoro di Fiorin, si sta diffondendo in varie regioni d'Italia. In Sardegna, presto partirà un progetto a Iglesias.

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