Famiglia
Porto il velo, pensando a quel giorno
Yalla Italia con VITA 35/2007: Il mio 11 settembre, di Lubna Ammoune
di Redazione
11 settembre 2001. Ero a casa e il giorno prima ero tornata dalla Siria. Il volume della televisione era piuttosto alto al punto che mi sono alzata dal letto anche se il desiderio era quello di recuperare tutte le ore di sonno arretrato. In salotto c?erano i miei genitori che con volti sconcertati seguivano le immagini in tv e cambiavano canale in continuazione. Davanti allo schermo ricordo che non avevo realizzato subito che erano in atto gli attacchi contro le Twin Towers. In quel momento non riuscivo a comprendere il motivo degli attentati e i pensieri che si affollavano nella mia testa erano parecchio confusi. Avevo 13 anni e due giorni dopo ricominciava la scuola. Ma è stato l?anno successivo, al liceo, che sono nati i dibattiti sull?11 settembre, venivo interrogata su quanto successo, sulla mia posizione a riguardo ed è proprio in queste occasioni che più mi sono misurata con la mia appartenenza religiosa. Più che un confronto con gli altri, è stata prima un?elaborazione personale, pur rimanendo soggetta a sollecitazioni esterne che coprivano forse anche allusioni offensive.
Anche oggi, ogni volta che si ricorda l?11 settembre si afferma con assoluta certezza che da quella fatidica data essere musulmani non è più la stessa cosa e rinnegare il proprio credo è stata la scelta di alcuni, mentre altri l?hanno condotto ad esiti esasperati. Io ho intrapreso una strada che mi ha portata a vivere la mia religione con più consapevolezza e la mia scelta di portare il velo nel 2004 è stata accompagnata anche dal pensiero sulla situazione attuale e sulle possibili difficoltà che poi avrei incontrato. Nel momento in cui lo si porta, si decide di non nascondersi e si viene identificati come appartenenti ad una precisa fede religiosa.
Quando si cerca di dare risposte agli interrogativi delle persone che ci stanno intorno, che hanno diritto di sapere e conoscere per poter poi correttamente crearsi un sistema di idee alla cui base stia una solida base culturale, pian piano si capisce come in questo processo esca alla luce l?essenza vera del vivere il proprio credo, e cioè la consapevolezza. Dallo scambio di opinioni che si affronta meglio dopo una ricerca interiore, si arriva a dare risposte o mezze risposte a quesiti che prima magari erano oggetto di dubbi e preoccupazioni che non davano la serenità desiderata.
Uno degli elementi fondamentali riguarda la presa di posizione contro il terrorismo – qualsiasi matrice abbia – perché se prima dell?11 settembre la sfida era l?essere capaci di liberarsi dalla condizione precaria di immigrati, dopo questa data il primo passo deve essere quello di dichiarare una distanza da simili atti e sforzarsi di vivere una fede eroica, e non militante o passiva. Un altro motivo che ho sempre ritenuto degno di attenzione verte sulla dialettica del vittimismo che purtroppo viene strumentalizzato e costituisce un ostacolo che impedisce al credente di essere fiero di aderire alla religione islamica, punto al quale invece tutti i musulmani dovrebbero, a mio parere, aspirare.
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