Volontariato
Porto Alegre: Bertinotti liquida il vecchio partito
"I no global per un nuovo processo rivoluzionario", è il giudizio del segretario di Rifondazione. Un addio al vecchio partito?
di Paul Ricard
Confermate le distanze dall’Ulivo (tranne eventuali accordi tattici per le amministrative) e dal sindacato riformista (a Cofferati si rimprovera il mancato sciopero generale), Fausto Bertinotti da Porto Alegre manda un altro messaggio: al congresso di Rimini ad aprile Rifondazione abbandonera’ non soltanto i riferimenti a Gramsci e Lenin nello statuto, ma soprattutto il vecchio modello di partito comunista. Per il segretario del Prc, che in questi giorni ha incontrato alcuni dei ‘guru’ del movimento ‘no global’ da Samir Amin a Emil Seder, a Michael Ahardt, coautore con Toni Negri di “Impero”, di fronte all’incapacità del vecchio movimento operaio e delle sue forme di organizzazione occorre costruire una nuova soggettività e un nuovo movimento operaio. ?Porto Alegre, Seattle, Genova costituiscono l’inizio di questo progetto. La vecchia idea novecentesca di partito e di sindacto non funziona più, così come non ha più senso – secondo Bertinotti – quel rapporto tra politica ed economia e fra politica e Stato così come ce li hanno proposti le esperienze del XX secolo. La globalizzazione capitalistica sta spazzando tutto e aggrapparsi al vecchio non serve, é urgente costruire il nuovo. Il movimento anti globalizzazione?, sottolinea Bertinotti, “ha lo stesso senso che nel Novecento ha avuto il movimento operaio. Se la sinistra non lo comprende, se perde questo treno, perde la possibilità di rifondarsi”. Bertinotti parla chiaro: “Dobbiamo rompere con quel modello tradizionale di stampo tedesco, che organizzava la sinistra in partito, sindacato e cooperative. Dobbiamo rompere con la concezione che vedeva sempre i movimenti figli dei partiti. Il pendolo deve essere spostato dalla politica alla società, un partito deve confrontare la sua proposta alla pari nel movimento e nei movimenti. Questo é il solo inizio possibile per una sinistra di alternativa, per una sinistra che lavori per la trasformazione, cioè che avvii un processo rivoluzionario. Il potere – conclude Bertinotti – il suo raggiungimento non può essere staccato dalla trasformazione, anzi la trasformazione deve precedere il potere”.
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