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Porti chiusi alle persone e aperti alle armi: Papa Francesco denuncia l’ipocrisia dell’Italia
Precisi e forti i passaggi del discorso che Papa Francesco ha pronunciato ieri, dinanzi ai partecipanti all'assemblea della riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese orientali
di Redazione
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«Quelli che non hanno cibo, quelli che non hanno cure mediche, che non hanno scuola, gli orfani, i feriti e le vedove levano in alto le loro voci. Se sono insensibili i cuori degli uomini, non lo è quello di Dio, ferito dall’odio e dalla violenza che si può scatenare tra le sue creature, sempre capace di commuoversi e prendersi cura di loro con la tenerezza e la forza di un padre che protegge e che guida. Ma a volte penso anche all’ira di Dio che si scatenerà contro i responsabili dei Paesi che parlano di pace e vendono le armi per fare queste guerre. Questa ipocrisia è un peccato».
«Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli, nell’Europa che però apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano nemmeno i bambini. Questa è l’ipocrisia della quale ho parlato».
Sono due precisi e forti passaggi del discorso che Papa Francesco ha pronunciato ieri, dinanzi ai partecipanti all'assemblea della riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese orientali (ROACO).
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