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Portavoce a turnazione. La mia idea per il Gsf

Giuliano Pisapia, deputato indipendente di Rifondazione, interviene nel dibattito sul dopo Genova. «Bisogna garantire massima rappresentatività e impedire che crescano i leader invece del movimento«.

di Ettore Colombo

La sua firma appare sullo stesso foglio che Giuliano Pisapia lavora sempre, anche di domenica, sommerso da un mare di carte. Deputato ?indipendente? di Rifondazione comunista, di professione fa l?avvocato. Oggi, tra gli altri, difende anche la famiglia Giuliani ed è stato il primo a denunciare le violenze inflitte ai manifestanti nella caserma di Bolzaneto: «Mi resi conto subito che qualcosa non andava, intendo già venerdì 20 luglio. Dov?erano finiti i fermati? Chiesi al questore di Genova, che si rifiutò di rispondermi, chiesi in Procura, dove mi dissero: vada al carcere di Voghera, vada in quello di Alessandria. La situazione era terribile: feriti, corpi tumefatti e violenze sulle persone indegne di uno Stato civile».
Vita: Onorevole Pisapia, i portavoce del Gsf si sono riuniti, a porte chiuse, a Bologna. In Italia stanno nascendo i Social forum locali. Che prospettive ha, questo movimento?
Giuliano Pisapia: Il movimento, a Genova e nel dopo Genova, ha da un lato dimostrato una grande maturità da un lato e dall?altro alcuni momenti di totale ingenuità. Oggi il rischio da evitare, già in parte scongiurato, è che migliaia di persone, terrorizzate da quanto visto e subito, anziché proseguire in forme di mobilitazione collettiva, ritornino al loro, quotidiano ma individuale, lavoro di volontariato e di associazionismo. Ma credo non avverrà, a dispetto anche delle frange violente che proprio a questo esito mirano, perché a Genova si è creata un?unità di vedute e mobilitazione straordinaria. E soprattutto nei giorni successivi c?è stata una grande partecipazione a dibattiti e cortei pacifici, nonostante il clima di forte tensione. I Forum locali che oggi stanno nascendo, però, devono porsi due scopi immediati: coinvolgere il più alto numero di persone e di associazioni e darsi obiettivi più concreti, rispetto alla soluzione di tutte le diseguaglianze del mondo. Anche battersi contro le povertà e le discriminazioni del proprio quartiere, della propria città, è un?obiettivo fondamentale.
Vita: E della ventilata spaccatura tra anima moderata e anima radicale del movimento cosa pensi? In particolare, che ruolo ritieni che avranno i cattolici?
Pisapia: C?è il rischio di riportarci a una situazione come negli anni Settanta, in quelli che venivano chiamati ?intergruppi?: l?egemonia di gruppi organizzati e più ideologici di altri rischia, conglobandole, di annullare le differenze e creare esclusioni. Il grande risultato di questi mesi è stato invece il dialogo tra gruppi e soggetti diversi che hanno trovato forme inedite di unità e mobilitazione nel lavoro concreto, quotidiano. Ma parlare ancora di laici e cattolici è fuorviante, rischia di innalzare nuovi steccati: le differenze, di analisi e di proposte, sulla globalizzazione attraversano in maniera trasversale questi mondi. E poi non ci sono solo i cattolici, pensa al ruolo dei valdesi. Ma il punto cruciale è far crescere la sensibilità comune del movimento e la sua capacità d?incidere sulla realtà. Dopodiché, la critica e l?autocritica verso certe forme e tipi di mobilitazione che evocano la violenza deve essere radicale: le iniziative dell?autunno dovranno svilupparsi con linguaggi e forme ben più ampi, dal sit-in al digiuno, dal seminario alla manifestazione. In nuce, le piazze tematiche di Genova questo volevano essere. L?importante è saper accettarne la presenza di diverse, anime ?moderate? e ?radicali?, nel reciproco rispetto di tutte le posizioni.
Vita:Secondo te esiste anche un problema di leadership, all?interno del movimento?
Pisapia: Io credo – fermamente e da sempre – nel principio della rotazione degli incarichi e delle modalità dell?impegno di ciascuno. è un modo per impedire di far diventare leader chi non lo vuole e per far maturare un movimento. Una soluzione potrebbe essere che un rappresentante di ogni associazione ogni sei mesi faccia da portavoce.
Vita: Si discute molto anche del ruolo della sinistra verso il Gsf, divisa tra volontà egemone del Prc e imbarazzi paralizzanti dei Ds…
Pisapia: Credo che tutta la pratica politica e le scelte di Rifondazione stiano lì a testimoniare che in nessun modo ha cercato di egemonizzare il movimento: il Prc è parte del movimento, tutt?al più ha cercato di dargli voce e rappresentanza nelle istituzioni. Per quanto riguarda i Ds, ritengo che la grande frattura che si è creata tra la base e i suoi vertici li obblighi a una riflessione molto seria. Comunque, sono convinto che una maggiore presenza ?istituzionale? del centrosinistra, a Genova, avrebbe evitato molte violenze.
Vita: Quali, per il prossimo futuro, le mobilitazioni cruciali: Nato, Fao, Perugia-Assisi?
Pisapia: Sarebbe controproducente coinvolgere tutto il movimento nella mobilitazione contro la Nato. Personalmente sono convinto che la Nato contrasti con i reali progetti di pace nel mondo, ma voglio discuterne anche con chi non la pensa così. Un confronto tra soggetti con posizioni diverse sarebbe decisamente più utile di ogni corteo.

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