Welfare

Pordenone, suicida agente penitenziario

Assistente capo della polizia penitenziaria si è sparato con arma d'ordinanza

di Redazione

Un assistente capo della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Pordenone si è suicidato ieri pomeriggio, nell’abitacolo della propria automobile, sparandosi un colpo con la sua di pistola di ordinanza.
A riferirlo è il sindacato Uil-Penitenziari. L’uomo, Antonio Caputo di 43 anni, intorno alle 14, finito il turno di servizio, si è messo in auto e ha raggiunto San Vito al Tagliamento, dove in un luogo appartato si è sparato. La moglie non vedendolo rincasare ha dato l’allarme e il cadavere è stato rinvenuto intorno alla 18.

«Grande commozione ha suscitato questa ennesima tragedia, si tratta del quinto suicidio, di un basco blu del 2011, anche perché Caputo era apprezzato da tutti per la sua professionalità e disponibilità – sottolinea il segretario generale della Uil-Penitenziari, Eugenio SarnoIn questi giorni, ai colleghi è apparso tranquillo e sereno svolgendo servizio nelle sezioni detentive. Insomma, nessun segnale che avrebbe potuto far presagire la sua drammatica decisione».

Per Sarno, «quello dei suicidi in seno alla polizia penitenziaria è evidentemente un fenomeno che deve essere indagato a fondo perché assume dimensioni davvero preoccupanti. In dieci anni, infatti, sono circa 80 i suicidi di poliziotti penitenziari. Non intendiamo assolutamente strumentalizzare queste morti: ma se non è possibile collegare direttamente le volontà suicide a motivi di lavoro, nemmeno possiamo escludere che l’ambito lavorativo, con il suo carico di disagio, sia totalmente estraneo nelle dinamiche che portano alle autosoppressioni».

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