Cultura

Pontiggia, il senso del limite come grandezza

Recensione del libro "Opere" di Giuseppe Pontiggia (di Andrea Leone).

di Redazione

A un anno dalla precoce scomparsa di Giuseppe Pontiggia, Mondadori pubblica il volume Opere (Meridiani, a cura di Daniela Marcheschi) nel quale ritroviamo l?intera produzione saggistica e narrativa dello scrittore lombardo. Si passa dall?esordio sveviano della Morte in banca (1959, breve romanzo scritto sotto la guida di Elio Vittorini) allo sperimentale, frammentario e ludico L?arte della fuga, per arrivare ai romanzi maturi, Il giocatore invisibile, La grande sera, fino a Vite di uomini non illustri, elogio non privo d?ironia della storia comune degli uomini, e allo straordinario risultato di Nati due volte (2001), uno dei migliori romanzi italiani contemporanei, di grande successo anche internazionale.
Si è parlato spesso di illuminismo a proposito dell?opera di Pontiggia; ma in questi romanzi la luce della ragione non esclude l?ombra, il dubbio, l?assenza, la fuga, la morte presente negli aspetti più anonimi e comuni dell?esistenza. «Per un narratore il male è la salvezza», dice Pontiggia. Nati due volte, il suo risultato maggiore, non è il facile libro buonista, consolatorio e sentimentale che alcuni hanno creduto di leggere: la percezione di un male inevitabile e raccapricciante pervade tutto il romanzo con immagini allarmanti e toni potentemente tragici; romanzo-saggio-diario, opera di grande invenzione formale nel suo essere racconto puro e allo stesso tempo limpida comunicazione e discorso, testo in cui si passa dalla confessione alla fredda recensione, dall?invenzione romanzesca all?analisi storica e sociologica, Nati due volte si configura come un tenace, spietato e paziente confronto con il negativo, un lungo duello infine vittorioso, una battaglia contro l?avversità pervasa di bellezza tragica, una guerra contro il nulla che si potrebbe chiamare Storia.
Come insegnante di scrittura Pontiggia intendeva soprattutto mostrare ai suoi allievi i preziosi strumenti del presente e del fare, i limiti della letteratura e del linguaggio, convinto che natura e scrittura coincidessero e che il rispetto dovuto alle parole fosse una forma di celebrazione del mondo. Ciò che si può insegnare è semplicemente il senso del limite, poiché solo grazie alla percezione della misura è possibile l?azione e l?intervento nel mondo. Ironia e senso del lutto, raggio ed ombra, ragione e orrore, vita e fuga dalla vita, classica misura italiana e moderna inquietudine europea, enigma e pazienza: i due contraddittori elementi sempre presenti nella letteratura lombarda a partire da Parini e Manzoni hanno trovato in Pontiggia uno degli ultimi grandi interpreti.

Andrea Leone

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