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Polonia, nasce l’hotel dell’accoglienza per i profughi ucraini
Olena ha 36 anni e viene dal villaggio di Stoyanka, alle porte di Kyiv. Veronika, 38 anni e due figli di due e otto, viveva a Bucha. Quando la situazione è diventata insostenibile hanno lasciato il Paese. Ora vivono in Polonia, all’Hotel Palace Europa di Lublino, che è stato messo a disposizione di circa 100 donne, bambini e persone con disabilità in fuga dall’Ucraina grazie al progetto "Safe Haven", attivato da Fondazione Cesvi
di Anna Spena
Olena ha 36 anni e viene dal villaggio di Stoyanka, alle porte di Kyiv e a pochi chilometri di distanza dalle città di Bucha e Irpin. Dopo 8 anni di lavori, finalmente a dicembre dello scorso anni, con la sua famiglia hanno finito di costruire la loro nuova casa. Poi è arrivato il 24 febbraio e sono iniziate a cadere le bombe. “Un bombardamento ha colpito la nostra casa. Il secondo piano è stato completamente distrutto e poi l’intera casa ha preso fuoco”, racconta. Olena non voleva lasciare l'Ucraina, poi però è partita con i suoi figli di sedici e dodici anni. Il marito è rimasto in Ucraina.
Veronika, 38 anni e due figli di due e otto, viveva a Bucha. Appena è iniziata la guerra sono riusciti a scappare a casa della madre di suo marito nella vicina cittadina di Boyarka. Hanno vissuto in una cnatina per due settimane, poi soni scappati nell'Ovest del Paese, e oggi sono in Polonia.
Olena, Veronika e altre donne come loro hanno trovato riparo in Polonia grazie al progetto Safe Haven, nato da Fondazione Cesvi, insieme a Brembo, per ospitare circa 100 rifugiati ucraini all’Hotel Palace Europa di Lublino, a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina.
“Chi fugge dalla guerra ha già sofferto abbastanza. Ha bisogno di cure adeguate e merita condizioni di vita oltre che sicure, dignitose. Soprattutto se si tratta di soggetti fragili, come mamme e bambini che da più di due mesi sono costretti a cercare ripari protetti”, dice Roberto Vignola, vice direttore generale della Fondazione.
Brembo ha deciso di essere accanto a Fondazione Cesvi nella realizzazione di questo progetto che si rivolge a donne ucraine con figli neonati o bambini molto piccoli e persone con disabilità.
“Abbiamo sentito il dovere di portare il nostro aiuto concreto alla popolazione ucraina, con la volontà di dare priorità ai più vulnerabili”, ha commentato Cristina Bombassei, Chief CSR Officer di Brembo. “Con il progetto Safe Haven, che abbiamo ideato e sviluppato lavorando a fianco di Fondazione Cesvi, vogliamo garantire il supporto e l’accoglienza a chi è stato costretto ad abbandonare la propria casa e il proprio paese”.
Questo progetto – si legge nella nota diramata da Cesvi – è stato studiato appositamente per quelle categorie di persone più bisognose di cure e attenzioni specifiche che non si possono trovare, per la loro natura, nei grandi centri di accoglienza temporanei che ospitano oltre 5.000 rifugiati (il PTAK Humanitarian Aid Center, il centro temporaneo più grande della zona organizzato nel PTAK ospita circa 7.000 rifugiati).
100 persone, 100 storie diverse. All’interno della struttura le persone accolte potranno usufruire dei servizi di cui l’hotel dispone e di tutti i beni necessari per cercare di ricostruire una quotidianità. Il numero elevato di stanze faciliterà la creazione di una piccola comunità, fondamentale per sostenersi a vicenda, comunicare nella lingua madre e sentirsi più sicuri, a fianco di persone con simili esperienze vissute.
Le aree comuni in cui interagire non mancheranno. L’Hotel Palace Europa offre infatti un ambiente accogliente e confortevole, adatto alle esigenze del progetto. I bambini avranno la possibilità di socializzare nel parco giochi dell’hotel e tutti potranno partecipare alle attività organizzate nella sala conferenze. La struttura garantisce una notevole qualità e quantità di servizi, tra cui l’accesso a Internet, essenziale per mantenere il contatto con i propri cari.
La posizione centrale dell’hotel, inoltre, favorisce un efficace collegamento alle strutture sanitarie e scolastiche, ai centri di supporto e assistenza e alle principali stazioni di transito della città di Lublino.
Credit Foto Roger Lo Guarro
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