Economia

Polonia-Italia, andata e ritorno

Cinquanta infermiere assunte in Emilia- Romagna,Veneto e Lombardia per colmare vuoti di manodopera nel settore sanitario. Un esperimento riuscito, che ha portato benefici nel nostro paese.

di Francesco Agresti

Quello dell?infermiera è un lavoro duro che richiede professionalità e doti di umanità fuori dal comune. Una professione difficile, tant?è che in Italia, in particolare nelle regioni del Nord, le offerte di lavoro rimangono spesso senza risposta. «È per questo», racconta Mirella Nicolai, infermiera di lungo corso, «che nel 2000 Cgm ha messo a punto il progetto Lavoro senza frontiere». L?idea non era solo quella di favorire il trasferimento in Italia di infermiere polacche, ma di cercare di migliorare la cooperazione in Polonia, su cui grava ancora l?eredità del regime comunista che ne ha fatto un uso strumentale. Negli ultimi anni le cose stanno gradualmente cambiando, «le infermiere che hanno lavorato nelle nostre cooperative e che ne hanno conosciuto e condiviso i valori», aggiunge la Nicolai, che del progetto è anche la coordinatrice,«al loro ritorno stanno cercando di adattarli al contesto polacco diventando così esportatrici del modello italiano di cooperazione sociale». Le infermiere sono state selezionate da una cooperativa polacca, hanno seguito un percorso formativo, retribuito grazie al contributo della Fondazione Cariplo, imparando la lingua italiana e le tecniche infermieristiche: «In Polonia», precisa la Nicolai, «sono infatti indietro di 30 anni». Ne sono state selezionate 55 e tutte hanno superato l?esame per esercitare la professione in Italia. «Un fatto inedito », aggiunge la capo progetto. «Tra le infermiere polacche selezionate e formate dalle agenzie di lavoro interinale, il numero di quelle che superano l?esame non va oltre il 60%. Le nostre infermiere sono tutte over 40, hanno lasciato famiglie, affetti, qualcuna è anche nonna, hanno tutte una gran dignità e una forte predisposizione all?assistenza. In Polonia spesso i disabili e le persone non autosufficienti sono tenuti in famiglia». Giunte in Italia, le 50 infermiere sono state assunte da cooperative sociali di Emilia Romagna, Veneto e Lombardia. «Ricordo la sorpresa di molte di loro nel constatare le condizioni di lavoro«, conclude Mirella Nicolai. «In Polonia lavoravano senza contratto, a chiamata, cioè quando servivano, senza una precisa definizione dei ruoli e delle mansioni, con turni massacranti di 12 ore in strutture che ospitano indistintamente anziani e disabili psichici. Da noi hanno appreso le tecniche infermieristiche, conosciuto la dignità della professione e imparato a fare relazione con le persone assistite».


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