Salute
Polonia 1939: meglio matti che ebrei
L'ultimo romanzo in cui Lem lascia la fantascienza: l'ospedale dei dannati
Lo scrittore polacco Stanislaw Lem è conosciuto come autore di fantascienza. Le sue opere però appartengono alla fantascienza allegorica, dove il futuro è specchio in cui si rifrangono i mille dubbi etici del presente. Anche in questo romanzo, scritto tra il 1948 e il 1950, la storia è punteggiata da riflessioni filosofiche, che Lem mette in bocca ai sui personaggi. Non è questo che fa paura. Il motivo per cui il romanzo imbarazzò molti critici, che consigliarono a Lem di dedicarsi esclusivamente alla fantascienza, è che Lem mette in scena due tabù: la guerra appena conclusa e la realtà dei manicomi.
La guerra, in realtà, resta sullo sfondo per gran parte del libro: ne è una protagonista nominata ma non raccontata. La storia è quella del giovane Stefan, medico alle prime armi, che trova lavoro nel manicomio di Bierzyniec. E anche il manicomio è descritto più che altro nello specchio dell?animo di Stefan, nelle indicazioni ciniche dei colleghi più esperti, nelle terapie scelte dal dottor Kauters, nei dialoghi di Stefan con i pazienti. Il fatto è che tra i pazienti ci sono anche alcuni ebrei che per salvarsi si spacciano per malati di mente. La motivazione politica non è mai esplicitata. C?è un sospetto, ma Stefan pare essere l?unico disposto a fargli spazio nella mente. Gli altri medici trattano tutti i pazienti allo stesso modo. «Sotto i 40, dementia praecox: bagni freddi, bromuro e scopolamina. Sopra i 40, dementia senilis: scopolamina, bromuro e docce fredde. Ed elettroshock. La psichiatria sta tutta qui».
Non sono le descrizioni dell?ambiente a impressionare, né quelle degli orrori del manicomio; l?intenzione di Lem non è quella di fare una denuncia degli abusi psichiatrici nella Polonia degli anni 40. A lasciare spaesati è la nullità delle relazioni, la facilità del sospetto.
L?aridità della quotidianità è riscattata solo in parte dall?atto finale, quello in cui alcuni medici decidono di nascondere una parte dei malati, la notte precedente la retata tedesca. Altri medici scappano. Altri collaborano. Le persone nascoste non sono i non matti. Nessuno si preoccupa di distinguere i sani dai malati, neanche in quel momento. D?altronde sarebbe impossibile, sedati tutti come sono. «Non sarò io a decidere il loro valore », dice Pajpak, il primario. «Il punto è che non tradiscano gli altri».
Il titolo originale è L?ospedale della trasfigurazione, non dei dannati. Chissà se una trasfigurazione comincia anche da qui.
L?ospedale dei dannati
di Stanislaw Lem
Bollati Boringhieri, pp. 208, euro 18
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