L’altra notte ho fatto un sogno. Mi sono addormentato dopo aver letto che i grillini auguravano alla Boldrini di essere stuprata e aver visto le immagini delle solite risse tra parlamentari. Più depresso che scandalizzato ho chiuso gli occhi, ho staccato la spina e sono entrato in un’altra dimensione.
Sono in Parlamento a seguire una seduta della Camera, ma il luogo è diverso da Montecitorio. Meno istituzionale e più sobrio, l’ambiente mi ricorda piuttosto un convegno di scienziati. Ci sono i politici, i nostri rappresentanti, che hanno mediamente vent’anni di meno di quelli veri. Vengono da tutto il Paese e hanno invitato i migliori esperti negli ambiti che verranno trattati. C’è perfino qualche ospite straniero. Hanno preparato un programma di lavori molto serrato in cui discutere di temi importanti e davvero urgenti. Sono previste tre sessioni in cui si parlerà di ambiente, di giustizia, di lavoro. Il primo giorno sarà dedicato all’analisi dei dati e alla presentazione delle strategie messe a punto per risolvere i problemi. Nel secondo giorno si voterà.
Rimango piacevolmente sorpreso dalla puntualità con cui i lavori prendono il via, alle 9 del mattino. I politici hanno fatto colazione insieme, dato un’occhiata alle news sul web. Qualcuno è riuscito persino ad andare a correre, alzandosi all’alba. Si vede che hanno voglia di cominciare. Si parte con la sessione sull’ambiente. I dati sono impietosi. Gli effetti dell’incuria, della speculazione edilizia e delle discariche abusive sono drammatici. Il gruppo di lavoro che ha studiato questi fenomeni – mi pare si chiami commissione – passa ora a presentare le possibili soluzioni. Esordisce con una panoramica su quello che fanno gli altri Paesi che prima di noi hanno affrontato gli stessi problemi. Poi ipotizza tre possibili scenari, con tempi, costi e livelli di efficacia diversi. Per ciascuna strategia viene fissato un obiettivo misurabile. Così, penso, sarà facile capire se funziona ed eventualmente non sarà impossibile correggersi in corsa. Arriva così il momento delle domande e della discussione, a cui viene dedicata un’ora di tempo. Rimango sorpreso per il livello di approfondimento e per quanto vengano sviscerate le singole questioni. Ma ciò che mi sbalordisce davvero è il clima in cui avviene tutto ciò. Più che una seduta del Parlamento ricorda una competizione sportiva: ci si prepara, ci si confronta e poi ci si sottopone al giudizio del giudice o del cronometro. Vinca il migliore, ma anche partecipare è davvero entusiasmante.
Dopo il coffee break si cambia tema e si passa a discutere di giustizia. Ascolto le statistiche sulla durata dei processi e sul sovraffollamento delle carceri. Poi viene chiamato sul palco un professore americano, che racconta in che modo, qualche anno fa, il suo governo ha affrontato e risolto i medesimi problemi. Il dibattito stavolta è più vivace, le posizioni sono più distanti e il moderatore fatica un po’ a far stare tutti nei tempi. Mi rendo conto che il tempo è volato e scopro solo ora che i lavori vengono ripresi da alcune telecamere e sono trasmessi in diretta su Internet.
La seduta continuerà, secondo programma, anche nel pomeriggio. E il giorno successivo, sempre alle 9 in punto, i parlamentari saranno chiamati a dare il proprio parere sulle soluzioni di cui hanno sentito parlare il giorno prima. Concluse le votazioni, è il momento del “verdetto finale”, di capire quali strade sono state scelte e che direzioni prenderà il nostro Paese. Io però non faccio in tempo a saperlo, perché il sogno finisce.
Apro gli occhi e mi rendo conto di aver sognato un incontro tra scienziati invece che una seduta parlamentare. Uno di quei convegni in cui si respirano davvero eguaglianza, trasparenza, giustizia e passione, in cui la parola meritocrazia non è uno slogan da sbandierare, ma qualcosa che esiste eccome.
Riaccendo l’Ipad per leggere il giornale appena uscito. Mi cade l’occhio su “D”, l’allegato settimanale di Repubblica. In copertina c’è la foto di Elena Cattaneo, la scienziata nominata senatrice a vita. Con Elena ci conosciamo da tanti anni. La prima volta, se non sbaglio, l’ho incontrata proprio in una convention scientifica. Apro l’articolo e leggo: “Ci dobbiamo muovere secondo una costruzione logica del ragionamento. In modo da poter aiutare la politica, che oggi è totalmente piegata su se stessa, vittima dei suoi vizi. Credo che ci sia ancora spazio per una politica alta e per dei decisori mossi dalla logica, capaci di guardare alle competenze del Paese e poi di incorporarle nelle loro decisioni”.
Eccolo, il mio sogno. E’ un peccato che non succeda davvero, ma se c’è qualcuno che queste cose le dichiara ad un giornale e se la stessa persona viene addirittura nominata senatore a vita forse non tutto è perduto.Non fa niente se anche il sogno è finto. E se la storiella del convegno politico-scientifico è stata inventata di sana pianta, per avere un post con cui dare il via al mio nuovo blog.
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