Welfare

Politiche anti droga, la voce nel deserto dell’Onu

di Paolo Manzo

La Finanziaria 2011 conferma il totale?
?«disinteresse del governo per la cooperazione così come l’esplicita volontà di non rispettare gli impegni internazionali per combattere la povertà». Parole del Cini – il coordinamento che riunisce ActionAid, Amref, Save the Children, Terre des hommes, Vis, World Vision, WWF – che sottolinea come siano «ufficialmente disponibili 179 milioni nel 2011, ma al netto di impegni pregressi e delle spese di gestione del ministero degli Esteri si scende sotto i 100 milioni». Insomma, un meno 45% rispetto a un già magro 2010. Disastro.

Droga e cooperazione/1: i trafficanti?
?di droga guadagnano «centinaia di milioni di dollari ogni giorno» e i Paesi devono «intensificare la cooperazione per bloccare questo commercio illegale che alimenta il terrorismo globale» Così lunedì 18 ottobre Yuri Fedotov, neo direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite su Droga e Crimine (Unodc), già ambasciatore di Putin a Londra e succeduto all’italiano Antonio Maria Costa. Detto questo aggiungiamo che le zone in cui transitano gli stupefacenti – dal Sud (produttore) al Nord (consumatore) del mondo – sono anche affatto casualmente paradisi fiscali di primo o secondo livello. Purtroppo oggi Fedotov (come ieri Costa) predica nel deserto, e per rendersene conto è sufficiente andare a rileggere l’incipit dell’accordo preso dai “grandi” al G8 dell’Aquila, l’anno scorso. Proclami a parte, per ora l’unica iniziativa concreta sul tema scottante è arrivato una settimana fa dall’Onu?
Droga e cooperazione/2: lanciato?
? infatti ufficialmente a Dakar, proprio dall’Unodc di Fedotov, Aircop, il progetto di cooperazione internazionale e interistituzionale per la lotta al traffico di droga che prevede una serie di presidi anti droga in 8 aeroporti africani e dell’America Latina: Costa d’Avorio, Ghana, Mali, Nigeria, Senegal, Togo, Brasile e Capo Verde.

E proprio a Capo Verde?
?la Banca europea per gli investimenti e la Banca africana di sviluppo hanno messo a disposizione ben 45 milioni. Lo scopo? Il parco eolico di Capo Verde, al fine di favorire lo sviluppo dell’energia naturalmente “verde” nel continente africano. Indispensabile.

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