Cultura

Politica. Verifica, il cerino in mano all’Udc

Il resto della maggioranza sembra avere trovato "la quadra", l'Udc continua a fare muro contro la protervia del premier in vista del vertice di domenica ma rischia la scissione

di Ettore Colombo

Dopo l’incontro a tre di ieri tra Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Marco Follini non c’e’ dubbio che il ‘cerino’ della verifica nell’ambito della maggioranza di governo e’ finito nelle mani dell’Udc (dopo la battaglia di An contro Tremonti), con tempo fino alla mattinata di martedi’ 13 per disfarsene. Quel giorno, infatti, la commissione di vigilanza della Rai dovrebbe votare la mozione del ‘biancofiore’ che pone una scadenza all’attuale Cda dell’ente radiotelevisivo di Stato (documento che il centrosinistra ha annunciato di appoggiare) mentre il giorno dopo, mercoledi’ 14, il premier riferira’ alle Camere sull’interim dell’Economia. Quindi Follini e Casini – non bisogna infatti dimenticare che il presidente della Camera non e’ un semplice spettatore della rappresentazione in atto – hanno poco tempo a disposizione (in pratica questo week-end, anche perche’ domenica sera e’ in programma un nuovo vertice allargato con la formazione di tre tavoli di lavoro) per decidere cosa fare. La tentazione dei centristi di passare all’appoggio esterno in assenza di significative sterzate nella politica di governo e’ forte, ma se Berlusconi dovesse dare attuazione alle sue parole nel caso cio’ si verificasse – ovvero, dimissioni del governo e richiesta al capo dello Stato di sciogliere le Camere per andare al voto quanto prima – per l’Udc la situazione diventerebbe drammatica. Senza legge elettorale proporzionale, additati dagli altri partiti della maggioranza quali responsabili della crisi che ha portato al voto anticipato, per gli uomini del ‘biancofiore’ sarebbe una ‘missione impossibile’ affrontare le elezioni. Ma Berlusconi dara’ effetto alle sue parole? In fondo – dicono alcuni esponenti dell’Udc – e’ il premier che ha piu’ da perdere in caso di chiusura anticipata della legislatura. Non potrebbe infatti portare avanti la riforma fiscale ed affronterebbe le elezioni con una coalizione spaccata. Andrebbe quindi incontro ad una sconfitta certa (e l’opposizione ha da tempo annunciato che, in caso di ritorno al governo, cancellera’ tutte le leggi ‘ad personam’ approvate dal centrodestra). Quindi e’ lui che ha piu’ da perdere – sostengono i ‘piu’ duri’ nell’Udc – e, allora, le sue parole sono un ‘bluff’ da andare a vedere. Pero’ c’e’ un altro rischio che l’Udc corre. Quello di una spaccatura del partito e nel partito, con il rischio che le due ‘anime’ (quella del Ccd e del Cdu, la cui corrente di minoranza è guidata dal direttore della Discussione Rotondi, uomo di Buttiglione, e dai siciliani Cuffaro e Orlando) si separino. Sarebbe una divisione traumatica; da qui l’impegno di tutti, anche tra gli alleati della Cdl, per trovare una soluzione che non puo’ consistere solo in qualche poltrona ministeriale piu’ o in una maggiore visibilita’ in Rai.

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