Cultura

Politica sotto il segno della speranza

Sarà un voto proiettivo, ha sentenziato il politologo Sartori, cioè di chi spera in un candidato e nella sua proposta. Suggestivo, se la speranza non è utopia. Tre libri per provarci.

di Redazione

Costruire la pace
a cura di Simone Barillari, Minimum fax, pp, 328, euro 16

Quindici discorsi di premi Nobel per la pace per rileggere il passaggio dall?assenza di guerra a un concetto che include la giustizia e l?ambiente. Molte parole mantengono intatta la loro potenza evocativa: Martin Luther King (1969) e l?invito ad amare la pace e sacrificarsi per essa; Amnesty International (1977) e la tentazione di usare i diritti umani come un?arma; il Dalai Lama (1989) e il richiamo alla responsabilità universale. Utopie concrete.

Pedagogia della speranza
di Paulo Freire, Ega, pp. 272, euro 18

Lo spessore non utopico della speranza in un libro che con taglio esperienziale e tono diaristico mette a fuoco un metodo pedagogico buono pure per la politica. Scritto nel 1992, inedito in Italia, fin dall?introduzione è disseminato di attualità: a fronte della ?democratizzazione della disonestà? e dell?appiattimento sulla pragmaticità, Freire difende la sua speranza critica: da sola non vince la battaglia, ma senza la lotta vacilla. Realistico.

La via dell?amore
di Luce Irigaray, Bollati Boringhieri, pp. 128, euro 14

Se si riesca ad andare oltre al titolo melenso, che pochissimo sembra poter giovare alla politica, si scopre la sorpresa di un ragionamento lucido sul ribaltamento del modo di parlare e quindi di pensare. Perché eunuchi del cuore e della carne, tecnocrati del pensiero avulso dalla realtà, maestri delle parole chiuse, che non aprono alla relazione – le accuse della Irigaray ai filosofi – valgono anche per i politici. Come pure il cambio di rotta. Suggestivo.

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