Non profit

Politica né centrale né marginale

Scholtz (CdO): «Quelli del Pdl lascino stare l'idea di una Commissione di inchiesta sul non profit»

di Maurizio Regosa

«La conoscenza è sempre un avvenimento»: un titolo forse più breve di quelli dei precedenti Meeting per l’amicizia tra i popoli, ma egualmente importante e prezioso. Si riferisce a quell’irruzione del reale che spesso ci sorprende e che sempre dovrebbe interrogarci. Come da 30 anni a questa parte, la manifestazione di fine estate organizzata da Compagnia delle Opere non è solo importante occasione di confronti culturali e spirituali (negli anni scorsi, con Giovanni Paolo II, Santa Teresa, Don Giussani, l’allora cardinal Ratzinger, il Dalai Lama), non è soltanto un luogo in cui elaborare un pensiero non convenzionale che cerca risposte all’irruzione del reale e in vista del bene comune, un’officina del pensiero in cui ci si confronta con altre posizioni filosofiche, religiose e sociali in libertà e rispetto, è anche un intenso programma di eventi, dibattiti, discussioni animate da un gran numero di ospiti e di relatori, uomini politici, religiosi, volontari e studiosi (il programma su www.meetingrimini.org).

Su questa «trama di incontri che nascono da uomini che mettono in comune una tensione al vero, al bene e al bello», com’è assai ben definito il Meeting nella sua presentazione, si è scatenata in anticipo una sorta di gara interpretativa. V’è chi ad esempio ha sottolineato che la politica quest’anno sia un po’ ai margini (lo ha fatto oggi il quotidiano La Stampa). «Il meeting è la proposta di un confronto su tutti i temi che interessano il bene comune», premette Bernhard Scholz, presidente di CdO,  «in questo c’entra la cultura, la politica e la scienza. La politica non è assolutamente ai margini. Non deve contare troppo né essere ai margini».

Ci sono tanti incontri sul non profit.

Bernhard Scholz : Assolutamente. Perché ci interessa il futuro del Welfare e tutto quello che dentro la società civile si può fare e promuovere perché ci sia una vita migliore per tutti. La politica ha come compito quello di sostenere le iniziative che nascono dentro la società civile. Quindi ecco l’equilibrio fra la politica e i temi sociali e culturali.

Tanto più che il non profit dà concretezza al principio di sussidiarietà. 

Bernhard Scholz:  È quello che ci interessa.

Ma c’è, quest’anno, una maggiore attenzione all’economia civile?

Bernhard Scholz:  Può darsi che in un meeting ci sia un incontro in più, in un altro uno in meno, ma durante tutti i meeting il tema del non profit, del welfare in generale sono sempre stati centrali. Evidentemente lo sono ancor di più oggi. Partendo dal Libro bianco di Sacconi, siamo in una fase in cui occorre ridiscutere e riprogettare il welfare, passando dal welfare state al welfare society e questo presuppone un ruolo forte della società. Bisogna creare un vero welfare mix. Nel quale i soggetti statali e quelli privati comincino a lavorare insieme.

Questo è anche l’anno della crisi. C’è un dibattito che si intitola Oltre la crisi. Come pensate sia possibile? E come sarà la società, superata la crisi?

Bernhard Scholz:  Oltre la crisi si arriva puntando sulle forze delle imprese, profit e non profit, con una amministrazione pubblica che lavora in modo efficace e trasparente, che paga quello che deve pagare così come il governo ha promesso, che si attiva sostenendo le iniziative aziendali con le detassazioni. Cosa che il governo ha fatto. Ritengo che la moratoria sia una cosa giusta. Molto dipenderà se gli ammortizzatori sociali rimangono e restano le garanzie che lo Stato ha dato. Su questo insisto molto perché se vengono meno non riusciamo ad arrivare dove vogliamo arrivare. Oltre la crisi, spero che ci sia un vero riconoscimento dell’economia reale, una maggiore considerazione del principio di sussidiarietà e una rivalutazione del lavoro. Sono punti focali. E poi mi auguro che si cominci a prendere coscienza del fatto che l’educazione è importante per la società e per l’economia.

Qualche passo avanti sull’educazione lo stiamo facendo.

Bernhard Scholz:  Sì. Mi sembra che tutte le discussioni all’interno del sistema scolastico, al di là di chi è pro o contro le singole misure, procedano verso la considerazione del significato dell’educazione scolastica e poi anche familiare. Sicuramente è utile. Bisogna però anche arrivare alle conseguenze operative e legislative.

Citava le iniziative del governo di sostegno all’economia e al non profit. Un gruppo di senatori del Pdl chiede una indagine parlamentare sul non profit. Ad alcuni è parso un vero e proprio attacco. Che ne pensa?

Bernhard Scholz: Sinceramente non conosco le intenzioni di questi parlamentari. Più che mettere sotto controllo il non profit, bisogna trovare delle regole chiare di accreditamento e valutazione. È evidente che se vogliamo arrivare al welfare mix, il non profit deve avere chiare regole in questo senso. Questo va fatto. Più che vedere ciò che non  funziona…

Quindi se l’intenzione è arrivare a un quadro normativo coerente perché il non profit funzioni meglio…

Bernhard Scholz: Se l’intenzione che, ribadisco, non conosco è quella di far funzionare bene il non profit, ottimo. Se è quella di dimostrare che non può funzionare,  male. Perché il futuro del welfare dipende dal fatto che privato e pubblico lavorino insieme. Va aiutato il privato a sprigionare tutte le sue potenzialità.

Quest’anno a Rimini ci sarà una maggiore presenza di capi di stato africani. È un segnale di una dimensione internazionale e di una maggiore attenzione a questo continente?

Bernhard Scholz: Internazionale il meeting lo è sempre stato. Non vi è dubbio che la presenza dei presidenti africani intende sollecitare l’attenzione di tutti verso questo continente che non a caso è talvolta definito continente dimenticato. E la cui tragedia non può né deve accadere nell’indifferenza. Noi vorremmo una maggiore collaborazione fra i soggetti europei interessati e l’Africa.

È poco più di un anno che è stato eletto presidente di CdO. Che bilancio fa di questa esperienza?

Bernhard Scholz: Questo anno è coinciso con la crisi finanziaria. Questo ha permesso di rivalorizzare e riconoscere ciò che una associazione come CdO realmente significa per gli associati e per il territorio dove opera. Abbiamo fatto molti incontri sulla crisi, ascoltato le testimonianze dei territori e degli imprenditori e potuto riconoscere che il primo valore di una organizzazione come la nostra è quella di poter dare sostegno umano e professionale ai soci. Non abbiamo mai avuto la minima tentazione di sostituirci alla responsabilità dei singoli imprenditori, dei dirigenti locali. Ma abbiamo sempre lavorato per sostenerli. Nel corso di quest’anno abbiamo inoltre rafforzato la formazione. Spesso nella crisi la formazione è la prima cosa che viene cancellata, invece abbiano notato un grande apprezzamento. Abbiamo intensificato i servizi finanziari, approfondito il tema del credito alle aziende, accompagnando le imprese nel rapporto con le banche. Personalmente ho imparato tantissimo. Ho avuto modo di apprezzare grandi capacità imprenditoriali unite alla profonda motivazione di chi non intende subire la crisi, ma vuole affrontarla.

Sta cambiando il peso del non profit nella CdO?

Bernhard Scholz: Il non profit è sempre stato un tema centrale all’interno di CdO. La cui caratteristica è proprio che non fa grandi distinguo fra profit e non profit. Rispetto alle discussioni sul nuovo welfare, abbiamo evidentemente rafforzato la discussione interna sul valore del non profit.

Il meeting è anche una occasione per dire se e quanto Cdo sta cambiando?

Bernhard Scholz: Prima di tutto il meeting non è un luogo dove la CdO si mette a tema. Cerca semmai di sostenere il dialogo. Penso sia importante riconoscere proprio il valore centrale che ha ogni persona. In questa crisi è emerso che lo svolgimento economico non ha niente di automatico, niente di meccanico. Tutto dipende da singole persone che in certi momenti prendono determinate decisioni. Quindi il sostegno alla persona, l’educazione, il confrontarsi su valori  importanti, il trovarci per discutere  e scambiare esperienze: tutte queste cose sono molto importanti per dire che l’economia è al servizio del bene comune. Perché questo avvenga bisogna rimettere veramente al centro ogni persona e la sua individualità. Questo è quello su cui convergono tutte le nostre riflessioni di quest’anno.

 

 

 

 

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