Formazione
Politica. Nasce una federazione nel Polo. Ccd + Cdu + De =Centro o centrino?
Hanno pochi voti, ma ben 70 parlamentari. Indispensabili per il governo. Sull'immigrazione la prima prova di forza con la maggioranza
Sull?Europa è andata male, ha vinto l?asse Bossi-Tremonti. Sulla giustizia, il partito trasversale presidiato dal ministro Castelli ha dato il meglio (o il peggio) di sé. Contro i sindacati il tandem lo fanno D?Amato e Maroni. Sulla Rai speravano di avere voce in capitolo, e invece Gasparri fa quello che vuole, mentre il presidente della Camera, Casini fa sapere che lui, del conflitto d?interessi, se ne vuole lavare le mani. Ad ascoltarli, pazientemente, restano pezzi di An e Fi, Antonio Fazio, la Chiesa. E, quando non è di cattivo umore, Silvio Berlusconi. Che per il resto dell?anno li ignora. Ora, però, su immigrazione e politica sociale, hanno puntato i piedi e detto «basta!».
La ruota di scorta
Soggetto (politico?) i cattolici, ex democristiani, e moderati da sempre della Casa delle Libertà. Quella dove ognuno fa un po? come gli pare, ma loro, quasi per colpa di una perversa damnatio memoriae, possono sempre fare un po? meno degli altri. Eppure, hanno introdotto Forza Italia nel salotto buono dei democristiani europei, hanno messo nell?angolo i cattolici ?di sinistra? del Ppi, hanno vinto le elezioni. Ma a leggere le cronache politiche, sembrano la timida ruota di scorta di una Ferrari.
Marco Follini, giovane e brillante segretario del Ccd, a Vita l?aveva detto, e mesi fa: sulla Bossi-Fini «faremo prevalere le nostre ragioni e i nostri numeri, alla Camera». Rocco Buttiglione, Cdu, l?ha ripetuto, giorni fa, a brutto muso, al Corriere della Sera: «Bisogna regolarizzare tutti gli immigrati. Gli extracomunitari, per noi, sono risorse». Trattasi soltanto di chiacchiere e distintivo a forma di scudocrociato? Siamo andati a chiederglielo non fosse altro per il fatto che di federazione delle forze di centro si parla da anni.
Ai ferri corti
Il successo elettorale arriso al nutrito gruppo di parlamentari eletti sotto le insegne del Biancofiore (ben 70, tra Ccd e Cdu), ha ridato loro fiato. Per vararla, Ccd, Cdu e De si sono dati appuntamento il 2 febbraio a Roma, in una riunione dei consigli nazionali dei tre partiti che, partita con l?ambizione del pre-congresso, sarà invece niente di più che una semplice assemblea programmatica. Per il nuovo Centro, bisogna aspettare ancora. Mesi, forse l?estate, magari l?autunno. Perché? Perché Rocco Buttiglione e Marco Follini, due generazioni non solo anagraficamente diverse di ex diccì, sono ai ferri corti, e Sergio D?Antoni, il terzo protagonista, non solo è in ribasso a causa del tonfo del suo partito, Democrazia Europea, alle elezioni, ma appare più che altro distratto dai boatos che lo vogliono ministro (del Welfare).
Non che le cose vadano meglio tra i cattolici di Forza Italia, dove Roberto Formigoni appare sempre più isolato, o che i tanti grattacapi del presidente della Camera, Casini facciano ben sperare per il suo ruolo di mediatore super partes tra Polo e Ulivo. Certo, se Berlusconi s?incartasse, se l?euro scivolasse, se la Lega e An sbancassero? Se, se, se. Fin quando resta in piedi questo sistema elettorale, non c?è niente da fare. Ecco perché ogni cattolico e democristiano che si rispetti sogna il ritorno al sistema proporzionale. Alla ?tedesca?, certo, con premio di maggioranza, elezione diretta del premier, ma d?impianto proporzionale. Ci lavorarono sopra Elia come Andreotti, Buttiglione come Bianco, Mastella come Casini. Risultati ottenuti sinora, zero. Soluzioni alternative? Il Ccd la voce l?ha alzata davvero, sulla Bossi-Fini: «Mitigheremo la legge», ribadisce oggi Follini. Poi, però, ci sarebbe l?Europa. E qui Follini s?innervosisce: «Gli euroscettici presenti dentro il governo sono molti di più di quanti dovrebbero. Su questo saremo elemento di propulsione, non di moderazione». Follini parla un po? a suon di slogan berlusconiani, ma è uno capace, che ha studiato: «Vogliamo dar vita a un?aggregazione di moderati, non a una nostalgica post Dc». Democrazia di centro, è il nome che preferisce. Il passato che torna, non lo ama. Il ministro e segretario del Cdu, Rocco Buttiglione non vuole nemmeno sentirne parlare: «Mi batterò, a costo di restare in minoranza, affinché si chiami Democrazia Cristiana. I valori cristiani hanno ancora bisogno di essere difesi, oggi». Chiarezza filosofica. Rimane aperta una ferita, però, quella che nel 1992 spazzò via un partito che aveva fatto la storia della Repubblica, nel bene e nel male. Nel Ccd è tornato a farsi vedere Calogero Mannino. Nella Casa delle libertà offrono buoni consigli Cirino Pomicino, Nino Cristofori e Arnaldo Forlani. Che ora sta per scrivere un libro con Sandro Fontana. Tema, Tangentopoli. Carlo Giovanardi, oggi ministro, rivendica di averci visto giusto da allora: «Tangentopoli è stata un?operazione chirurgica condotta a freddo per sterminare una classe politica. Le assoluzioni di Mannino e Andreotti ci hanno restituito l?onore».
Come in un sogno
Ecco, appunto, Giulio Andreotti. Che però da questo nuovo ordito s?è chiamato fuori, come anche l?altro ex di De, Ortensio Zecchino che darà vita a una sua fondazione. Oggi, dunque, il Centro può contare su un po? di quadri di partito e sindacali ex Cisl. A livello locale, però, le cose vanno meglio: il Biancofiore già governa saldamente due Regioni, la Sicilia (il presidente, Totò Cuffaro, ex popolare, è del Ccd) e il piccolo Molise, guidato da un altro ex popolare oggi passato a Forza Italia, Michele Iorio. Come al solito, la prova del nove della nuova formazione politica saranno le amministrative di primavera. Poco prima o subito dopo partiranno i congressi locali. Per quello nazionale, dunque, c?è tempo, ma per fare il segretario corrono in due: Gianfranco Rotondi, il tesoriere del Cdu, e Follini. Il primo è il candidato di Buttiglione, il secondo, di Casini.
Vuole, anche lui, «rifondare la Dc». Giulio Andreotti, dal silenzio del suo studio, scuote la testa: «La Dc aveva una grande virtù, quella della moderazione, e un grande faro, quello della libertà, unite a una concezione della politica secondo la quale l?economia non può prescindere dall?etica». Insomma, aveva un programma. Quello che oggi manca. Francesco D?Onofrio, con pazienza, sta cercando di scriverlo: «Vogliamo fondare un partito vero e proprio. Vogliamo reintrodurre il sistema proporzionale. E Berlusconi la pensa come noi». Mah, sarà. Poi descrive una sorta di fantapolitica alla postdemocristiana. Il nuovo partito neomoderato di centro si federa con Forza Italia e da questo nasce un altro ?super partito? che scarica il terribile duo Bossi-Tremonti e governa il Paese. Dal centro. Se An ci sta bene, altrimenti fatti suoi. Mah. Presidente D?Onofrio si svegli, che sennò mi fa tardi a cena.
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