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Politica. L’Ulivo si spacca sugli alpini in Afghanistan

Slitta a domani il voto del Parlamento. Favorevoli Sdi, Udeur e Margherita, ma con molte divisioni interne. Contrari Ds, Verdi e Pdci. Lite anche se fare o meno l'assemblea di tutti parlamentari.

di Ettore Colombo

Sull’invio degli alpini in Afghanistan l’Ulivo stavolta rischia la spaccatura, anche se guadagna 24 ore di tempo in più per cercare una mediazione al suo interno: solo oggi ci sarà in Parlamento l’intervento del ministro della Difesa Antonio Martino, mentre il voto slitta a giovedì. La Cdl ha infatti accettato la richiesta di allungare i tempi presentata proprio dell’Ulivo, scegliendo dunque di non infierire (o forse di far venire meglio a galla pubblicamente…) ulle sue divisioni interne.
In mezzo è prevista un’assemblea di tutti i parlamentari dell’Ulivo, come richiesto a gran voce dalla Margherita e data per sicura da Francesco Rutelli assemblea che però molti, nella coalizione, giudicano inutile se non sbagliata. Schematicamente: contrari all’invio dei mille alpini in Afghanistan sono i Ds (dopo serrate discussioni interne), Verdi e Comunisti italiani.
Favorevoli Sdi e Udeur e gran parte della Margherita (con moltissimi mal di pancia). “Fra l’appoggio alla azione anglo-americana e all’operazione sotto l’egida dell’Onu – quella denominata ‘Isaf’, che serve a ricostruire la democrazia in Afghanistan – io preferisco quest’ultima. Per questo dico no alla richiesta del governo italiano”, spiega il diessino Marco Minniti, che non è precisamente un “pacifista” e fu sottosegretario alla Difesa col governo Amato.
Una novità, la posizione di Minniti, come di tutto il partito diessino, che l’anno scorso sposò la posizione dell’invio delle truppe, per non parlare della posizione del governo D’Alema sulla guerra in Kosovo, cui l’Ulivo partecipò. Un’altra novità invece sta nel fatto che la Margherita sembra aver sposato invece la tesi favorevole all’invio degli alpini “per coerenza con l’adesione data l’anno scorso a ‘Enduring freedom’, coerenza con la lotta al terrorismo”. Rutelli spiega la sua posizione così: “La scelta che sarà adottata sarà la scelta dell’Ulivo. Lo svolgimento dell’assemblea dei deputati e dei senatori dell’Ulivo sarà un fatto di grandissima importanza politica perché per la prima volta i nostri parlamentari si confronteranno su un tema di grande rilevanza.Di fronte a posizioni diverse penso che tutti coloro che partecipano all’assemblea debbano essere pronti a condividere la decisione della maggioranza”.
Sarà, certo è che la richiesta di assemblea è un modo come un altro per “blindare” le decisioni ed impedire voti “secondo coscienza”. Il sì all’invio degli alpini infatti è una posizione che trova oppositori anche nei settori ritenuti “pacifisti” della Margherita. Ed ecco quindi che nella riunione del suo esecutivo di ieri Castagnetti, Pistelli e Fioroni hanno insistito molto sulle “regole d’ingaggio” sul “cosa vanno a fare là i nostri alpini”. Insomma, la divisione c’é, i dissapori anche. Ma Arturo Parisi cerca di tranquilizzare gli animi sostenendo che “deve decidere l’assemblea di tutti i parlamentari. A maggioranza”. La proposta di Parisi è appoggiata dallo Sdi, partito favorevole all’invio degli alpini, tanto che l’udierrino Pino Pisicchio ne trae un’indicazione: “C’è un’intesa Margherita-Sdi ormai su tutto”. Ma per lui “è pazzesco” quello che ha detto oggi nella riunione dell’Ulivo il socialista Ottaviano Del Turco: “Noi siamo per il sì all’invio, ma se prevale il no ci adeguiamo”. Pisicchio obietta: “Noi invece non ci adeguiamo per niente. Anche se la maggioranza dell’Ulivo dovesse dire di no, noi continueremmo ad essere favorevoli”. La rottura, insomma, è nelle cose perché Sdi, Rinnovamento italiano e Udeur, oltre a molti parlamentari di “sicura fedeltà atlantica” presenti nella Margherita, ma anche nei Ds e nei Verdi, sono pronti a votare comunque a favore, anche se prevalesse il no dell’Ulivo. Osserva il verde – ma favorevole all’invio – Marco Boato: “sarebbe la prima volta dal 1977 che c’è una spaccatura in Parlamento sulla politica estera”.
Tra maggioranza e opposizione, intende. E non sarebbe un male. Il 1977 infatti corrisponde all’anno in cui il Pci accettò di vivere “sotto l’ombrello Nato”.

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