Politica
Politica: Bassanini, basterebbero 11 ministri
"Più ministeri - secondo Bassanini - equivalgono non solo a più spese ma anche a competenze confuse, a responsabilità che si rimpallano, a ministri che litigano".
di Redazione
Al governo basterebbero 11 ministri. Lo sostiene in una intervista alla Stampa Franco Bassanini, autore dell’omonima riforma del 1999: “La mia riforma, quella che varò il governo D’Alema e solo perché lui in Cdm arrivò a sbattere i pugni sul tavolo minacciando le dimissioni all’indomani mattina, prevedeva 11 ministri. Ancora meno di quanto aveva consigliato a Prodi, appena vinte le elezioni nel ’96, Nino Andreatta, il quale seppe che Romano aveva in tasca una lista di 22 ministri e allora si fiondò a Piazza Santi Apostoli”. Bassanini punta il dito soprattutto contro i ministeri senza portafoglio: “Bisognerebbe evitare che i tanti senza portafoglio mettano su un vero ministero con dipartimenti, capi di gabinetto…o, come sta accadendo con il Turismo, che starebbe coi Beni cuturali, che finiscano per diventare un dipartimento della Presidenza del Consiglio, buona base per un futuro nuovo ministro, quello del Turismo appunto”. “Più ministeri – secondo Bassanini – equivalgono non solo a più spese ma anche a competenze confuse, a responsabilità che si rimpallano, a ministri che litigano”. Il senatore dell’Ulivo parla quindi dell’attuale governo Prodi a 25 ministri: “In realtà sono molti di più. Per esempio, alle Finanze c’è un viceministro ma quello di Visco è sempre più un ministero vero e proprio. Il caso più eclatante però è quello di Trasporti e Infrastrutture: abbiamo separato i treni dalle autostrade, un assurdo, un caso unico in Europa. Fatti salvi i ministeri pesanti come l’Economia, gli Interni, gli Esteri, la Difesa e la Giustizia bisognerebbe tornare al ministero del Welfare, mettendo assieme almeno Lavoro e Solidarietà sociale”.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.