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Politica: Acli, italiani arrabbiati con la casta. Anche se…

Un'anticipazione del rapporto Iref che sarà presentato domani

di Gabriella Meroni

Arrabbiati, sconfortati, ma non senza speranza. A pochi mesi dal voto che ha sconvolto gli assetti politici tradizionali, con la scomparsa dal parlamento di sigle e partiti storici e l’insediamento di un governo “forte”, le Acli sondano i sentimenti degli italiani nei confronti della politica con un’indagine di cui anticipano oggi alcuni risultati: dal 56% che non tiene piu’ conto di pregiudiziali ideologiche al momento del voto al 32% in preda alla «rabbia» contro la «casta» dei politici, il 30% degli italiani nutre ancora speranze verso la politica ma solo il 15% e’ fiducioso verso di essa.

L’occasione per l’anticipazione della ricerca è data dall’apertura del tradizionale appuntamento nazionale di studi dell’Associazione, a Perugia, da oggi fino al 13 settembre, dedicato alla crisi dei contenitori tradizionali della politica e al futuro della democrazia. ”Destra e sinistra dopo le ideologie. Democrazia rappresentativa e democrazia d’opinione” è il titolo del Convegno giunto alla sua 41° edizione. L’indagine esplorativa, i cui risultati complessivi verranno presentati domani, è stata realizzata nel mese di luglio dall’Iref, l’Istituto di ricerca delle Acli, su un campione di 1.500 individui rappresentativi della popolazione italiana per sesso, eta’ e ripartizione geografica.

Al primo posto negli umori degli italiani c’è dunque la rabbia nei confronti della casta (32%). Nel tempo dell’antipolitica prevalgono i sentimenti negativi, lo sconforto (29%) e persino il disgusto (25%). Ma il quadro non è del tutto nero: E’ alta la percentuale di chi nutre ancora speranza nei confronti della politica (30%). Una speranza non accompagnata da altrettanta fiducia (15%), ma che e’ il segno comunque di un’aspettativa alta nei confronti di chi oggi governa il Paese. Pochi gli ”appassionati” (5%) e pochi anche i nostalgici (6%). Più diffuse l’indifferenza (14%) e la noia (12%). Per un italiano su 4 è «tutto inutile»: la casta non risolverà mai i problemi dell’Italia.

Passando dai sentimenti ai comportamenti, il 18% degli intervistati dichiara di non interessarsi di politica, perché crede che siano i politici di professione a doversene occupare. Il 16% esprime un rifiuto netto, mentre 6 italiani su 10 dichiarano di tenersi comunque informati sulle vicende politiche. L’83% segue quotidianamente i telegiornali, il 35% legge i quotidiani tutti i giorni o quasi (esclusi quelli sportivi). Il 56% dichiara di non utilizzare mai Internet come strumento di informazione.

Chi ”parla” di politica lo fa soprattutto in famiglia (38%) oppure al lavoro (15%). E se solo il 5% si sente «politicamente impegnato», il 22% dichiara di aver fatto discussioni con amici, parenti e conoscenti nell’ultimo anno per convincerli a votare un candidato. Le altre forme di partecipazione più praticate sono la segnalazione alle autorità competenti di questioni e problemi riguardanti il proprio quartiere o la propria città (14%), oppure la firma di petizioni per questioni sociali o politiche e l’adesione ad una proposta di referendum (13%). Nel lessico politico degli italiani, poi, le parole tradizionali della politica (lavoro, libertà, pace…) perdono la loro connotazione originaria: sono cioè, per la maggior parte degli italiani, «ne’ di destra ne’ di sinistra». La parola più marcata ideologicamente è «federalismo», che è «di destra» per il 55% degli italiani. A destra anche la sicurezza (40%) e l’identità (32%), la famiglia (31%) e la legalità (29%). Dall’altra parte, uguaglianza (38%), solidarietà (33%) e partecipazione (31%) rimangono le parole che caratterizzano di più la sinistra.

La pregiudiziale ideologica non funziona più al momento del voto. Sei italiani su 10 voterebbero indistintamente a destra o sinistra se il politico fosse «capace di risolvere i problemi del Paese» e «onesto». Gli stessi contenitori politici tengono sempre meno: il 32% degli intervistati non si sente rappresentato da nessuna tra le definizioni politiche vigenti (sinistra, centro, destra, centro-sinistra, centro-destra). Le convinzioni ideologiche non contano ormai nulla per più di un italiano su due (56%), perché contano solamente i risultati ottenuti dai governi. Eppure non è solo al pragmatismo che guardano gli italiani. Tra il post-ideologico e l’antipolitica, la partita dei valori rimane aperta al momento del voto.

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