E’ un fiorire di documenti strategici e programmatici in questo periodo. Sarà la necessità di vederci chiaro tra le nebbie della crisi, ma forse anche di trovare un’uscita di emergenza dal disorientamento generale in cui versa questa povera patria. Sta di fatto che c’è solo l’imbarazzo della scelta tra libri bianchi e verdi (a proposito girano bozze di un green paper sul terzo settore a cura del Forum), piani di sviluppo e linee guida strategiche. Certo sono prodotti diversi, anche molto e che per questo meriterebbero uno studio approfondito, ma al fondo c’è una chiara esigenza comune. Fare policy. Con alterni risultati a dire il vero. Ammetto che anche io ho dato su questo fronte (e dovrò pure replicare, a brevissimo) . Ne ho tratto alcune lezioni. 1) Ci vuole una solida base informativa, altrimenti si fa il policy maker con la luce spenta (ed è pericolossimo); immagino quindi che questi documenti stiano in coda alla produzione di conoscenza. 2) Serve fin da subito un panel di esperti che lavorino sul serio (non totem della scientificità), producendo feed-back lungo tutto il processo di elaborazione e non solo a cose (quasi) fatte, altrimenti si richiano tagli dolorosi; inoltre con un panel efficiente ci si può permettere di centralizzare la scrittura per garantire uno stile omogeneo. 3) Senza esagerare, serve visione. Se manca è un documento che al massimo può aspirare ad un’onesta razionalizzazione dell’esistente (come molti piani di zona della legge 328), ma allora è inutile scomodare l’aggettivo “politico”. 4) Infine, un bel corredo di indicatori per valutare l’impatto in vista di possibili nuove versioni, sennò si è scritto il libro dei sogni. Ecco infine la mia top 3: 1) in vetta il libro bianco di Delors (un classico); 2) alcuni policy paper sull’impresa sociale in Uk (che mi hanno ispirato); 3) il libro bianco di Sacconi sul futuro del welfare che va letto… “a prescindere”.
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