Politica

Poletti:«Il governo? Continueremo a tenerlo sotto tiro»

Intervista al presidente di Legacoop

di Maurizio Regosa

«Lunedì ci incontriamo di nuovo. Non ci mettiamo calmi ad aspettare che passino le settimane e i mesi. Continuiamo a pensare che si deve agire. E subito». Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, ieri ha partecipato alla riunione fra governo e parti sociali: «Naturalmente c’ero. Siamo al tavolo con Alleanza cooperative italiane, abbiamo contribuito alla stesura del documento».

Che chiedeva segnali di discontinuità. Li avete visti?

La giornata di ieri, purtroppo, ha reso evidente un problema. Non è chiaro se il tema sia la diversità di valutazione che producono gli esiti che vediamo anche oggi… la crisi dei mercati… il crollo delle Borse… la difficoltà finanziaria che riguarda tutti, anche quelli che le azioni non le hanno: se lo Stato italiano riconosce interessi al 6% anziché al 3% è chiaro che la differenza la paghiamo noi tutti i giorni con le nostre tasse. Quelli che le tasse le pagano…

Oppure?

Se c’è proprio la convinzione che non si possa fare gran che. Una divergenza significativa. Le forze sociali hanno preso una iniziativa abbastanza straordinaria: sono molto preoccupate di quel che capita, degli effetti sull’economia reale e sulla condizione di vita dei cittadini. Dall’altra parte si dice: «abbiamo fatto, e bene, la crisi non dipende da noi. Le cose che possiamo fare non cambierebbero lo scenario generale».

E quindi?

O ci sbagliamo noi forze sociali, che sosteniamo che è urgentissimo mettere mano alle cose da fare, o si sbaglia chi dice che non c’è niente da fare. Estremizzo, ma la sostanza è questa.

Rispetto a questa situazione che intendete fare?

Ieri abbiamo emesso un comunicato: lunedì ci incontriamo di nuovo. Certo non ci mettiamo calmi ad aspettare che passino le settimane e i mesi. Continuiamo a pensare che bisogna agire. Non abbiamo nessunissima intenzione di stare a guardare. Continueremo ad approfondire il merito delle questioni. Se c’è qualcuno disponibile a discutere in profondità. Sono convinto che le forze sociali sono in grado di entrare nel merito, in tempi stretti. Certo è un paradosso che siano le forze sociali a dover avanzare le proposte, e non chi è stato votato…

Qual è l’agenda dell’incontro di lunedì?

Insomma, vedere insieme imprenditori, sindacati, imprese piccole e medie, imprese cooperative che trovano larghi e importanti punti di condivisione, è un elemento va sottolineato positivamente. Dovrebbe essere colto e utilizzato.

Luciano Gallino sostiene che le vostre proposte sono simili a quelle del governo, che partite dall’idea che «la spesa pubblica sia una passività che bisogna assolutamente ridurre…»

Il problema è la qualità della spesa pubblica. Se la spesa pubblica è improduttiva. La spesa pubblica rappresenta il 50% del Pil italiano. Non può essere abrogata, ma se è investita per la crescita, lo sviluppo, la competitività è un conto, se per dare bonus ai lavoratori socialmente utili è un altro… Bisogna decidere cosa si vuol fare.

Mi faccia capire meglio.

L’Italia – si dice – ha un punto di forza e cioè il risparmio privato a fronte del debito pubblico. Come se si volesse usare il primo risolvere il secondo. È chiaro è piuttosto si dovrebbe vedere se il risparmio privato può favorire iniziative utili per la collettività. Ad esempio con il project financing. Sa cos’ha introdotto l’ultima manovra? In parte è poi rientrato ma si pensava di limitare gli ammortamenti all’1%. Come dire ci vogliono 100 anni per recuperare il capitale investito… Le sembra che possa invoglia le aziende? Si fanno dichiarazioni di principio e poi scelte pratiche molto diverse…

Insomma la critica di Gallino la respinge al mittente?

Dico che non c’è solo il titolo: il problema è entrare nel merito delle proposte. Le faccio un altro esempio. Si è tentato di riformare gli ordini. Poi il governo ha fatto marcia indietro. Sa quali conseguenze ha questa decisione? Che per strutturare lo statuto di una cooperativa del sapere, cui stiamo lavorando per creare opportunità di lavoro specialmente per i giovani e che è una cooperativa pluri-professionale, occorre dribblare ben 31 divieti dei vari ordini. Dopo di che però gli studi associati esteri possono venire e prendersi il mercato che potrebbe essere invece delle cooperative del sapere pluri-professionali…

Lunedì discuterete di questo?

E spero anche della modifica al patto stabilità interno. Una imbrigliatura cieca e un po’ stupida che impedisce agli enti locali di usare le risorse che pure hanno a disposizione. Siamo al punto che ci sono comuni che hanno fatto fare delle opere, che hanno i soldi con cui pagare le aziende ma non possono per via del patto di stabilità. L’impresa che non incassa come farà a crescere?

I ritardi nei pagamenti stanno peggiorando?

Ci sono stati lievi miglioramenti da parte delle amministrazioni centrali. Il resto – dai comuni alle Asl – è fermo. E la stima dei ritardi è di circa 70 miliardi. Ci sono cooperative che da mesi prendono solo acconti.

Quali altri punti all’ordine del giorno?

Mi piacerebbe si entrasse nel merito. Non basta dire: ci sono 7,5 miliardi se poi non si creano meccanismi perché da competenza quelle risorse divengano disponibili alla cassa. E poi c’è un enorme tema fiscale. Non si può far pagare sempre agli stessi. Chi ha di più deve contribuire.

Si riferisce alle rendite finanziarie tassate al 12%?

Mi dica: perché un imprenditore dovrebbe intraprendere per produrre che so piastrelle facendo lavorare 500 persone, pagando il 40% di tasse mentre se investisse gli stessi soldi in obbligazioni pagherebbe il 12%?

Insomma, sono molte le cose che si potrebbero fare…

Certo. Tutti vogliono a parole abolire le province. Ma perché non cominciamo col dire che per molte società partecipate, strumentali, controllate dal pubblico, non c’è ragione di esistere? Una situazione che andrebbe sanata: il pubblico può fare molte cose ed è giusto che le faccia, ma con le regole del pubblico, non con aziende fasulle che controlla e che possono ad esempio dribblare il blocco delle assunzioni. Noi siamo per la pluralità delle forme d’impresa.

E se il governo decidesse per la patrimoniale?

Credo che in ogni caso vadano fatti molti interventi, una parte dei quali devono riguarda i patrimoni. Senza entrare nel merito, mi sembrerebbe giusto che considerare anche i patrimoni, che spesso hanno una dinamica di rivalutazione che sfugge al fisco. Si pescherebbe anche un po’ di evasione.

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