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Polemiche tv. Gli schiavi della sindrome di Napoleone

Bossi attacca pesantamente la figura di Bonaparte ("massacratore dei popoli del Nord"), Depardieu, coprotagonista dello sceneggiato, lo insulta. Tra follie storiche e guazzabugli televisivi

di Maramao

Bossi dichiara guerra a Napoleone, Depardieu (che non fa neanche Napoleone, nello sceneggiato tv sul generalissimo, ma semplicemente Fouché, il ministro di Polizia, e lo fa pure male) s’arrabbia e lo insulta pesantemente, scatenando a sua volta la risentita reazione dei parlamentari padani. La prima tv dello sceneggiato Napoleone, trasmesso ieri sera sulla Rai, non poteva avere più eco. Riepiloghiamo. A dar fuoco alla polemica è stato il Senatùr che prima ancora che la trasmissione andasse in onda, l’ha stroncata dando un giudizio storico su Napoleone pesantissimo. “Altro che eroe, fu un dittatore, un massacratore dei popoli del Nord”. Critiche che a Gérard Depardieu, che ha coprodotto il kolossal Rai sul condottiero corso, non vanno giù. E ribatte: “Non sta a Bossi giudicare se Napoleone era o no un mostro, è il pubblico che deve giudicare”. Poi la stilettata: “Mi dispiace, ma Bossi è proprio un idiota. Napoleone fa parte della cultura europea e la tv pubblica ha il dovere di rappresentarlo”. Dovere pubblico? Padania? Mah, sarà. Depardieu non si spiega, Bossi insulta. Dunque. Uno, lo sceneggiato tv sull’Imperatore è davvero brutto e malfatto: Isabella Rossellini interpreta Giuseppina con una voce che farà girare la moglie del Bonaparte nella tomba, Ennio Fantastichini e Claudio Amendola fanno i parenti stretti del Principe con un’italianità che fa rimpaingere Gino Cervi-Maigret, John Malkovich è fin troppo mefistotelico nell’impersonare Talleyrand. Vero che è andata in onda solo la prima puntata (martedì sera su Rai Uno), ma il guazzabuglio storico che ne è venuto fuori, in base al quale il Bonaparte pensa più alle corna che gli mette la moglie che ai dissapori col Direttorio, fugge in Egitto senza perdere una battaglia (il che, obiettivamente, non fu), torna in Francia non si come e si prende il potere di una Rivoluzione fatta non si sa quando e non si capisce perché, fa davvero acqua da tutte le parti. Due. Bossi, che di mestiere fa il Senatùr rompicoglioni e non lo stratega delle mille vittorie, non si cura dei particolari storici e prende il toro delle corna, parlando dei “popoli padani oppressi”. Tutt’al più – e nemmeno subito – ad essere spazzate vie furono le repubbliche (Cisalpina, Transalpina e Cispadana), ma non tanto dal Bonaparte, quanto dagli austriaci, nel 1799. Napoleone arrivò a cose fatte, i borghesi rivoluzionari del Nord lo accolsero a braccia aperte come un liberatore e presto lo incoroneranno “re d’Italia”. Eppure, è una storia che l’Umberto dovrebbe studiare. Anche Berlusconi, nel suo piccolo, s’intende, soffre da tempo della cosiddetta “sindrome napoleonica”.


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