Un viaggio doloroso nei versi di Laura Di Corcia, la poetessa italo svizzera che con la sua raccolta In tutte le direzioni pubblicata per Lietocolle nella collana PordenoneLegge affronta in poesia il dramma dei migranti. Di Corcia ripercorre in versi alcuni momenti della storia dell’immigrazione come in Italiani a New York «Arrivammo in una terra che aveva dimenticato l’odore delle arance» o ancora «L’amore era un lontano ricordo fuori gli elementi continuavano a fondersi/ noi eravamo pezzi che non combaciano». Fino a giungere alla tragedia dei nostri tempi nel Mediterraneo: «Non pensavo che sarebbe stata così/ dura, questa barca è infinita, /il tempo non finisce mai/ e ancora una volta/ chiamo le stelle». Come scrive Carlangelo Mauro: “Il libro in questione conduce il lettore in territori di confine, invita al viaggio e nel contempo ad una sosta, ad una riflessione su stessi e sul tempo in cui viviamo in cui la precarietà ha mille facce tutte diverse: «al di qua ci siamo noi fermi e muti / in un eterno nulla / immersi in un mare primitivo / che non sa ancora dire / chi è morto e chi è vivo». Una poesia di frontiera dove l’io narrante si confonde con un altrove, nel ricordo di qualcosa che è andato perduto e non più recuperabile. È il dramma del popolo siriano che sta affrontando il più grande esodo dall’inizio della guerra civile nel 2011. Novecentomila persone costrette a lasciare le loro case nella provincia nordoccidentale di Idlib a causa dei bombardamenti indiscriminati del regime di Bashar Al Asssad e della Russia. Attacchi che come denuncia Save The Children hanno colpito 22 scuole dall’inizio del 2020 provocando morti tra bambini e insegnanti. La poesia diventa allora strumento per narrare l’inenarrabile che è sotto i nostri occhi, rimanendo fedele al codice lirico.
Madre
Avevamo una casa, una culla
bambino mio, e tu avevi un padre.
Ricordo che ti avvolgevo nelle lenzuola
come se fossi il re di tutte le libellule.
Eravamo immersi nell’aurora
la Siria era uno spicchio di luna
tenera terra da cullare sotto il cuscino
farina spruzzata, infinito campo
di luce e ombra.
Era bello addormentarsi
in quei pomeriggi infiniti
stringersi al petto
le giornate sbiadite.
Io e altre donne siamo partite
dimenticando a casa il cuore e i polsi.
Di tuo padre ricordo
il profumo di muschio unito al sale
la sera in cui mi fece scoprire
spogliandomi
che l’erba tagliata sa di mare.
Laura Di Corcia è poeta, saggista e giornalista culturale. Ha pubblicato due libri di poesia, In tutte le direzioni (LietoColle, 2018) e Epica dello spreco (Milano, Dot.com Press Poesia, 2015). Ha inoltre scritto la biografia in forma d’intervista Vita quasi vera di Giancarlo Majorino (Milano, La Vita Felice, 2014; collana Sguardi). Alcuni dei suoi testi sono tradotti in inglese e spagnolo.
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