Famiglia
Poesia: è morto Raffaello Baldini
Era nato a Santarcangelo di Romagna il 24 novembre 1924. Una scheda
di Redazione
Il poeta Raffaello Baldini si e’ spento nel tardo pomeriggio di ieri nella sua casa di Milano. Baldini aveva compiuto 80 anni nello scorso novembre. Era nato a Santarcangelo di Romagna il 24 novembre 1924.
I funerali si terranno nel suo paese natale venerdi’ 1 aprile alle ore 16 nella chiesa Collegiata. Baldini faceva parte del gruppo di intellettuali santarcangiolesi che nell’immediato dopoguerra diedero vita al cosiddetto ”Circolo del Giudizio” (oltre a Baldini, Tonino Guerra, Gianni Fucci, Flavio Nicolini, Nino Pedretti). La poesia dialettale di Baldini aveva riscosso innumerevoli successi: le sue raccolte come ”La naiva”, ”Furistir” e ”Ad nota” hanno ottenuto riconoscimenti come il premio Carducci, Viareggio Poesia e Bagutta.
Nel 2004 aveva vinto il Premio ”Dino Campana”. Negli ultimi anni ad accrescere la notorieta’ di Baldini aveva contribuito fra gli altri l’ attore Ivano Marescotti, romagnolo come Baldini, con alcune letture pubbliche di alcune delle sue piu’ famose poesie.
‘Intercity’, l’ultima raccolta di versi di Raffaello Baldini porta il nome di un treno ed e’ la storia di un viaggio, un viaggio esistenziale che per il poeta e’ ora arrivato alla fine. E lo raccontava attraverso il suo consueto incontro con vari personaggi, che si interrogano anche sul mistero del tempo, sui desideri che popolano la vecchiaia e sulla malinconia di ritrovarsi soli, unita pero’ alla necessita’, certe volte, di solitudine, di quel sentirsi ‘Furistèr’ (forestiero), come si intitola la sua raccolta forse piu’ nota. ”mett ch’ e’ venga la fein de mond, admen … metti che venga la fine del mondo, domani/ dopodomani, e moriamo tutti, metti che la terra/ s’infradici, si sbricioli/ che si riduca un polverone, che si perda nell’ aria,/ e la luna lo stesso, si spegne il sole,/ le stelle, viene un buio/ non c’ e’ piu’ niente, e in tutto quel buio il tempo/ andra’ ancora avanti? da solo?/ e dove andra’? … l’ andara’ ancoura aventi? da par leu?/ e do’ ch’ l’ andra’?”.
A dargli notorieta’ contribui’ certamente nel 1988 il premio Viareggio proprio a ‘Furist?r’. Scritto in romagnolo, ebbe l’appoggio della maggioranza della giuria, che sottolineo’ come ormai il dialetto fosse una delle poche voci autentiche che rimanesse ai poeti, ma proprio i poeti della giuria espressero perplessita’: Giorgio Caproni dichiaro’ di essersi rifiutato di giudicare poesie in una lingua che non capiva; per Giovanni Giudici far versi in vernacolo, approfittando del mistero e della magia del suo suono e senso, era ”un po’ come nuotare con le pinne”, come darsi un aiuto artificiale. Nel dibattito intervenne lo stesso Baldini, pacato e timido, come scusandosi di provocare tanto trambusto, rifiutando ogni discorso di scelta programmatica: ”scrivo in dialetto perche’ e’ il modo piu’ intimo di esprimermi, ma sono sempre mie anche le versioni in italiano a fondo pagina, che possono aiutare nella lettura. Per certa gente le cose avvengono in dialetto e solo cosi’ hanno un senso, come quando al mio paese si dice che uno, impegnato in occupazioni futili, lo fa per dar colore al tempo”.
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