Qualche giorno fa ho incontrato il management di una bella realtà della cooperazione sociale trentina per condividere un pò di scenario socio economico, soprattutto gli elementi di cambiamento, e, su questa base, tracciare l’identikit della cooperativa guardando alle sue scelte di sviluppo (presenti e nel breve periodo). Non è stata solo la variabile tempo a dominare la discussione. Anzi, lo spazio si è preso una bella rivincita man mano che si proseguiva. Spazi interni alla nuova sede dove collocare nuove attività e spazi – contesto dove dar vita a nuovi siti produttivi. Un tema relativamente nuovo il primo (roba da hubbers), più classico il secondo e che forse richiede di essere svecchiato grazie a nuovi approcci e metodologie. A chi rivolgersi dunque? Credo che in questo momento la miglior consulenza possa venire da architetti, urbanisti e paesaggisti. Non occorre dunque andar troppo lontano, anche perché questi stessi attori si stanno avvicinando all’impresa sociale, e pure a grandi passi. A tal proposito vorrei organizzare una bella gita di imprenditori sociali a Venezia, precisamente alla biennale di architettura. Nel padiglione Italia curato da Luca Molinari la sezione centrale (!) è dedicata a dieci aree tematiche emergenti tra le quali: progettare solidale, beni sequestrati alle mafie, nuovi spazi pubblici, spazi per comunità, ecc. E in tema di territorio (posto che i due ambiti siano scindibili)? Come ricostruire una geografia dell’impresa sociale? Beh credo che la redazione di una mappa georeferenziata, meglio se inspessita con le segnalazioni e le valutazioni degli utenti dei servizi, sia una frontiera ormai molto prossima. Già traguardata da qualcuno (anche se la segnalazione è ormai di un anno fa). Meglio, anche in questo caso, curiosare nel giardino altrui: la produzione culturale, ad esempio, offre spunti interessanti, così come tutte quelle inziative collocate nell’ambito della salvaguardia del patrimonio ambientale e paesaggistico. Emulare non guasta.
