Welfare

Più tecnici e più laureati, upgrading in vista per le imprese sociali

di Redazione

Il loro campo d’indagine non è l’intero terzo settore, ma le loro analisi sono particolarmente interessanti, perché estremamente dettagliate. Il Sistema informativo Excelsior, che monitora tutti i soggetti iscritti al Registro delle imprese delle Camere di commercio, raccoglie di fatto anche molte informazioni sui livelli di occupazione e i trend di cooperative e imprese sociali, tanto che dal 2006 fa una elaborazione ad hoc dei dati. Per questo abbiamo cercato Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere.
Come si è comportato il settore in questi anni di crisi?
La maggior parte di queste imprese sono cooperative sociali, più di 11.700 iscritte al Registro imprese nel 2011, aumentate dal 2005 del 51%. Fino al 2008 la crescita è sempre stata a doppia cifra; poi dal 2009 la crescita ha rallentato e nel 2011, per la prima volta, si è registrata una flessione negativa (-0,7%). A questo si accompagna un deterioramento delle performance economiche, con un netto calo delle imprese sociali che hanno dichiarato un aumento annuale del fatturato nel 2010 (33% contro il 49% del 2009).
Eppure per il 2011 il 54% delle imprese sociali prevedeva di assumere, contro il 23% della media…
Queste imprese sono state colpite in modo marginale dalla crisi del 2008/09 mentre più importanti sono stati gli interventi di riduzione della spesa pubblica nel 2010 e nel 2011. Gli effetti sono arrivati nel 2011, quando il fabbisogno occupazionale atteso è risultato inferiore del 4,1% rispetto al 2010 (32.440 contro 33.820 assunzioni non stagionali). Anche se il saldo occupazionale ha chiuso in positivo con un +0,7%, non si può nascondere che questo è inferiore agli anni precedenti.
Quali tendenze per il futuro?
Tutte le nostre imprese, inclusa l’imprenditoria sociale, devono “attrezzarsi” con un upgrading della propria forza lavoro. Tra le assunzioni non stagionali, il Sistema Informativo Excelsior mette in luce una significativa crescita nel tempo della domanda di figure tecniche, la cui quota sul totale delle assunzioni passa dal 24% del 2006 al 31% nel 2011, guadagnando oltre 7 punti. Cresce anche la domanda di persone con laurea: tra il 2006 e il 2011, i laureati assunti dalle imprese sociali sono arrivati al 24,2% del totale, quasi il doppio del 12,5% che è la media nazionale.
Quali sono le figure più richieste?
Gli insegnanti di sostegno e altri insegnanti di scuole speciali (quasi 4mila richieste), gli infermieri (2mila), gli insegnanti di scuole materne (poco più di mille), e i chinesiterapisti e i fisioterapisti (più di 600). Ma anche le professioni qualificate nei servizi sanitari (più di 6mila assunzioni previste nel 2011), gli addetti all’assistenza personale in istituzioni (più di 5mila) e a domicilio (quasi 800).
Che peso hanno nel non profit i contratti a progetto?
Tra il 2005 e il 2008 le imprese sociali hanno utilizzato circa 18.500 collaboratori all’anno, più di quelli previsti. È interessante però segnalare che le previsioni di utilizzo di collaboratori nel 2011 siano in flessione (-19,1%) rispetto al 2010 e risulti decisamente più rilevante rispetto alla contrazione delle previsioni sui dipendenti non stagionali (-4,1% nel 2011).
La riforma Fornero tiene adeguatamente conto del potenziale di questo settore?
Le imprese sociali sono state fonte di un intenso sviluppo occupazionale, anche per la flessibilità progettuale, ridisegnando ad ogni progetto gli staff professionali più idonei a rispondere agli obiettivi. Questa è una caratteristica del settore ed è ovvio che il corretto obiettivo che la riforma si pone di accrescere la stabilizzazione del lavoro rischia di non cogliere la loro specificità.

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