Sostenibilità

Più sociale, più verde, più utili. Parla Pierluigi Stefanini

Il presidente di Coop Adriatica a ruota libera su governo, bilancio di sostenibilità e Unipol. Risparmio sociale verso impieghi responsabili

di Giampaolo Cerri

Governa 7.132 dipendenti, vanta 1.400 milioni di euro di fatturato e 53 milioni di utile dopo le imposte, risponde alle esigenze di oltre 650mila soci in 4 regioni italiane. Aggiungete che guida il patto di sindacato di Unipol, tra le maggiori compagnie assicurative italiane. Eppure Pierluigi Stefanini, 49 anni, bolognese, presidente e direttore generale di Coop Adriatica, la seconda realtà del sistema Legacoop, ha un ufficio semplice, essenziale. Da cui si domina la campagna emiliana a nord di Bologna, Villanova di Castenaso per l?esattezza. Ma questa è la cooperazione: pochi svolazzi, cose solide, costruite giorno per giorno. Come gli stipendi di tutti gli addetti: superiori del 10% alla media nazionale. O il bilancio sociale. Qui lo fanno dal ?95. Altri, portano in giro la loro prima edizione come una madonna pellegrina. «Per la verità già Coop Emilia-Veneto, che poi avrebbe dato vita a Coop Adriatica, faceva il bilancio sociale».
Vita: Presidente, cominciamo dalla politica. Un anno orribile per la cooperazione: modifica del codice civile, fisco. Il peggio è passato?
Pierluigi Stefanini: Sul fronte economico e operativo, la cooperazione ha ottenuto risultati brillanti. Mi verrebbe quasi da dire: ben venga questo attacco. Nonostante l?ostilità, c?è una capacità di produrre ricchezza non indifferente. La risposta migliore è stata non tanto scendere sul terreno dello scontro diretto, ma soprattutto cercare di aumentare il livello di contenuti cooperativi nell?attività. E credo che questa sia la strada maestra.
Vita: Cosa la preoccupa di più?
Stefanini: L?inaffidabilità politica e istituzionale di questa maggioranza che ha espresso ipotesi spesso contraddittorie fra loro. La mancanza di una linea comune è poco rassicurante e potrebbe produrre nuove sorprese.
Vita: Perché ce l?hanno con voi?
Stefanini: C?è un piano economico: alcuni nostri concorrenti, che vedrebbero volentieri ridotta la nostra presenza, sono affini se non legati a questo governo. Su un piano culturale, e questo è più preoccupante, non si concepisce il fatto che possano esistere imprese dove non c?è un unico proprietario ma tante persone che si mettano assieme per aggiungere scopi sociali ed economici. Non c?è una concezione pluralistica e liberale in questa maggioranza che accetti sul mercato una presenza diversa da quella societaria.
Vita: Quest?anno c?è il bilancio di sostenibilità…
Stefanini: Un?esperienza che ci permette di interpretare la nostra attività economica e commerciale ancorandola a obiettivi e a contenuti sociali. Ci ha permesso di raggiungere performance economiche importanti: non ci siamo posti obiettivi di profittabilità e di efficienza e ?dopo? gli altri: i primi sono venuti con i secondi, anzi conseguenza di questi.
Vita: Sull?ambiente delegate tutto a Coop nazionale o avete una vostra politica?
Stefanini: Con il marchio Coop ci sono una parte importante di controlli di filiera e di rispetto dell?ambiente. Pensiamo all?esclusione degli ogm. Ma anche Coop Adriatica svolge fa la sua parte, ad esempio con lo smaltimento differenziato nei supermercati. Con i nuovi punti vendita stiamo sperimentando la certificazione Emas. Ad Ascoli nascerà il primo. Con altre centrali cooperative europee, partecipiamo poi a un progetto europeo di risparmio energetico: Green light.
Vita: Colpisce il fatto che ci sia una direzione dedicata alle Politiche sociali?
Stefanini: In questo abbiamo sviluppato le esperienze più interessanti del sistema Coop: sia per risorse umane dedicate che per quelle economiche investite. Pensiamo di incrementare questi impegni e dare sempre più soddisfazione e vantaggi ai soci e poi con i bandi di concorsi trasferire una parte delle risorse alle comunità locali. Lo scorso anno si è trattato di 230mila euro, ai quali si sono aggiunti 528mila euro donati dai soci. Soci che sono mobilitati direttamente: la campagna Ausilio, che dura da dieci anni, vede 800 soci volontari consegnare la spesa a casa a persone che sono in difficoltà.
Vita: Voi raccogliete i risparmi dei vostri soci: 1.441 milioni di euro nel 2001. Avete pensato a un impiego etico di queste risorse?
Stefanini: Ci stiamo pensando. Innanzitutto per capire cosa succede nel mercato finanziario. E qualcosa sta accadendo: sono partiti i primi fondi etici, in Francia per quotarsi alla Borsa ci vuole un bilancio sociale, in Gran Bretagna e Usa ci sono esperienze importanti. Stiamo ragionandoci sopra.
Vita: Voi siete socio di maggioranza in Unipol. Una partecipazione importante.
Stefanini: Guidiamo il patto di sindacato attraverso Holding Mobiliare-Holmo, di cui sono il presidente. Siamo soddisfatti perché negli ultimi 3 anni la compagnia ha triplicato i propri volumi di attività. E lo siamo di più perché è un?impresa in grande sintonia culturale con noi: l?anno scorso ha avuto l?Oscar di bilancio e ha raggiunto un livello di trasparenza notevole.
Vita: Lei fa anche parte del collegio di indirizzo di Fondazione Carisbo. Si parla molto della riforma Tremonti. Lei che ne pensa?
Stefanini: La linea di questo governo denota una cultura molto statalista e centralista. L?idea di Tremonti e Bossi sulle fondazioni va in questa direzione: anziché favorire l?articolazione sul territorio, si va a costruirne un controllo centrale.

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