Politica

Più regioni negli aiuti allo sviluppo

Un passo decisivo verso la modifica di una legge che in Italia è vecchia di vent’anni, la 49 del 1987, quella che disciplina la cooperazione dell’Italia con...

di Emanuela Citterio

Un passo decisivo verso la modifica di una legge che in Italia è vecchia di vent?anni, la 49 del 1987, quella che disciplina la cooperazione dell?Italia con i Paesi in via di sviluppo, è avvenuto lo scorso 5 aprile. Il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega per la riforma della normativa, che ora si avvia all?esame del Parlamento. Poi il governo avrà 24 mesi di tempo per fare i decreti attuativi. È un testo, quello presentato in Cdm, che ha incluso gli emendamenti proposti dalla Conferenza Stato-Regioni che, infatti, alla fine di marzo, ha dato parere favorevole al disegno di legge.

Resta la novità più rilevante: l?Agenzia nazionale per la cooperazione, un nuovo ente pubblico, il braccio esecutivo della cooperazione internazionale, che attua gli indirizzi del ministero degli Esteri. Dispone di un fondo unico, dove confluiranno tutte le risorse economiche destinate dallo Stato all?aiuto allo sviluppo internazionale. Ma, altra novità importante che viene confermata, «potrà attrarre risorse finanziarie private per la realizzazione di interventi di cooperazione, ivi comprese le emergenze umanitarie in specie volte alla lotta alle pandemie».

Il nuovo testo approvato prevede che del comitato direttivo dell?agenzia facciano parte tre rappresentanti nominati dalla Conferenza unificata Stato-Regioni, città e autonomie locali (e non uno come nella versione precedente). In sostanza, il nuovo testo concordato con le autonomie locali prevede un ruolo maggiore per Regioni ed enti locali, protagonisti della cosiddetta cooperazione decentrata. Le Regioni avevano chiesto di partecipare nella fase di decisione degli indirizzi della cooperazione invece di essere solo consultate in tavoli collaterali. La nuova proposta prevede che, quando ad inizio d?anno il ministro, o viceministro delegato alla Cooperazione, detta gli indirizzi per l?azione dell?agenzia di promozione nazionale, essa le concordi con la Conferenza delle Autonomie per definire insieme la cornice degli interventi.

I governatori dal canto loro hanno accettato che, con una modalità da definire nei decreti attuativi, si trovino delle forme di coordinamento tra le linee guida di indirizzo nazionale e le molteplici iniziative cittadine, provinciali e regionali che oggi costituiscono gran parte degli interventi di cooperazione italiana all?estero.

Altre novità sono state inserite tra le finalità della cooperazione: temi attorno cui costruire progetti di cooperazione saranno anche i diritti del lavoro, il sostegno allo sviluppo di sistemi produttivi locali, la tutela del diritto fondamentale della salute e il rinnovamento delle politiche di governo dei territori.

La riforma esplicita inoltre che gli stanziamenti alla cooperazione non possano essere utilizzati, direttamente o indirettamente, per il finanziamento di attività militari.

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