Una ong ogni 600 abitanti. Ovvero, se gli abitanti sono 1,2 miliardi, 2 milioni di ong. E’ questa la situazione decisamente da overbooking in cui si trova oggi l’India, secondo i dati ufficiali diffusi dal Central Bureau of Investigation (l'ufficio anti frodi fiscali) di New Dheli e rilanciati con grande enfasi da The Times of India. “Siamo diventati la terra delle opportunità per il non profit”, scrive il quotidiano, che ironizza: “Non male per un paese che fino a pochi anni fa non aveva una società civile, e che conta un poliziotto ogni 943 abitanti”.
Singolare anche il modo in cui la cifra è balzata agli occhi dell’opinione pubblica: tutto è partito da un’indagine della Corte Suprema in merito a presunte malversazioni operate dalla non profit Hind Swaraj Trust (HST). Per fare chiarezza sulle forme di finanziamento e trasparenza nel settore, la Corte ha quindi incaricato il Bureau di avviare un’indagine sul numero di organizzazioni non governative presenti in India. A un primo calcolo, il numero ufficiale è risultato essere 1,3 milioni di ong, ma visto che ben 11 stati non hanno dato risposta, le autorità hanno concluso che la vera cifra deve essere superiore ai 2 milioni. Quanto ai finanziamenti, gli unici dati certi riguardano quelli provenienti dall’estero, 2 miliardi di dollari andati a 22mila ong nell’anno 2011-2012 (650 milioni venivano dagli Stati Uniti).
Quanto alle cause del fenomeno, la spiegazione che si è dato Mahdav Chavan, fondatore dell’associazione
Pratham (una delle più note e diffuse del paese) è molto interessante:
“Nell’ultimo decennio in India è aumentata la ricchezza”, ha spiegato. “E dove c’è più ricchezza, c’è più bisogno di solidarietà, perché le differenze sociali, invece di diminuire, aumentano”.
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