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Più ong che poliziotti: lo strano boom del non profit indiano

Nel subcontinente, spesso considerato una nazione "senza società civile", operano oltre 2 milioni di organizzazioni non governative, una ogni 600 abitanti (gli agenti di polizia sono 1 ogni 943), secondo una rilevazione dell'Ufficio anti frodi fiscali. Una situazione che secondo alcuni non si deve all'aumento della povertà, ma della ricchezza...

di Gabriella Meroni

Una ong ogni 600 abitanti. Ovvero, se gli abitanti sono 1,2 miliardi, 2 milioni di ong. E’ questa la situazione decisamente da overbooking in cui si trova oggi l’India, secondo i dati ufficiali diffusi dal Central Bureau of Investigation (l'ufficio anti frodi fiscali) di New Dheli e rilanciati con grande enfasi da The Times of India. “Siamo diventati la terra delle opportunità per il non profit”, scrive il quotidiano, che ironizza: “Non male per un paese che fino a pochi anni fa non aveva una società civile, e che conta un poliziotto ogni 943 abitanti”. 
Singolare anche il modo in cui la cifra è balzata agli occhi dell’opinione pubblica: tutto è partito da un’indagine della Corte Suprema in merito a presunte malversazioni operate dalla non profit Hind Swaraj Trust (HST). Per fare chiarezza sulle forme di finanziamento e trasparenza nel settore, la Corte ha quindi incaricato il Bureau di avviare un’indagine sul numero di organizzazioni non governative presenti in India. A un primo calcolo, il numero ufficiale è risultato essere 1,3 milioni di ong, ma visto che ben 11 stati non hanno dato risposta, le autorità hanno concluso che la vera cifra deve essere superiore ai 2 milioni. Quanto ai finanziamenti, gli unici dati certi riguardano quelli provenienti dall’estero, 2 miliardi di dollari andati a 22mila ong nell’anno 2011-2012 (650 milioni venivano dagli Stati Uniti).
Quanto alle cause del fenomeno, la spiegazione che si è dato Mahdav Chavan, fondatore dell’associazione Pratham (una delle più note e diffuse del paese) è molto interessante: “Nell’ultimo decennio in India è aumentata la ricchezza”, ha spiegato. “E dove c’è più ricchezza, c’è più bisogno di solidarietà, perché le differenze sociali, invece di diminuire, aumentano”.
 

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