Economia

Più offerta, poca partecipazione

Il punto sulla legge 328. Lombardia: Migliora l’efficienza, ma la coprogettazione rimane un sogno

di Luca Zanfei

E’ da sempre preso a modello dell?applicazione innovativa dei Piani di Zona. Il sistema lombardo degli accreditamenti e dei voucher ha certamente migliorato in termini di efficienza ed efficacia la fornitura dei servizi socio-sanitari. Ma qual è stato il vero ruolo della cooperazione? Nonostante la Regione abbia spinto per l?istituzione di tavoli di concertazione con le realtà sociali, le politiche sociali non hanno evitato la deriva anglosassone della fornitura dei servizi. Ampliamento del mercato dell?offerta a scapito di una vera partecipazione dei soggetti sociali impegnati sul territorio. Così, tranne che nei piccoli centri in cui, grazie al rapporto diretto tra pubblico e privato, il terzo settore è entrato effettivamente nella cooprogettazione e in alcuni casi anche nella destinazione degli stanziamenti, nella maggior parte dei casi la cooperazione sociale è stata del tutto esclusa e relegata al mero ruolo di fornitore dei servizi. La motivazione? Un fantomatico problema di conflitti di interessi tra chi avrebbe dovuto progettare i servizi e erogarli. Caso limite il Comune di Milano che, per evitare la questione, ha offerto alla cooperazione di firmare un Piano di Zona già definito. E il problema non sembra riguardare solo il deficit di rappresentanza della cooperazione o il colore politico dell?amministrazione. La vera difficoltà sembra essere la professionalità degli operatori pubblici e la consapevolezza di un ruolo diverso nella progettazione delle politiche. La stessa mancanza di competenze che ha portato la Regione ad affidare il potere di controllo alle Asl, assolutamente indifferenti all?aspetto sociale degli interventi. Diverso linguaggio nella definizione dei veri criteri di efficacia del servizio, che ha costretto il privato sociale nel limitato ruolo di competitore delle strutture sanitarie pubbliche e private.


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