Famiglia

Più famiglia hai, più paghi. Il Sole smaschera Visco

Il passaggio dalla deducibilità alla detraibilità favorisce i single. Il caso è esploso con il calcolo delle nuove Irpef locali, aumentate dal governo

di Maurizio Regosa

Sconcertante lo è davvero. Di fronte alle tabelle pubblicate la settimana scorsa dal <i>Sole 24ore</i> lo sconforto cresce riga dopo riga: chi fa figli paga più tasse (e gli aumenti più pesanti colpiscono chi ha redditi bassi). In barba a ogni proclamo e a ogni buon senso.

«Lo dicevamo da tempo», spiega a <i>Vita</i><b> Paola Soave</b>, vicepresidente del Forum delle associazioni familiari. «L?abbiamo anche spiegato al ministro Visco, presentandogli la nostra proposta fiscale per le famiglie, ma non ha voluto intendere. Ma il loro problema è disfare quello che ha fatto il governo precedente». In effetti c?erano voluti anni ma alla fine le associazioni delle famiglie l?avevano spuntata e avevano ottenuto da Giulio Tremonti che nella sua ultima Finanziaria fosse accolto il meccanismo delle deduzioni a favore delle famiglie con figli. Un aiutino piccolo piccolo, ma concreto: il sistema della deduzione comporta, infatti, l?abbassamento dell?imponibile, sul quale vengono calcolate le addizionali comunali e regionali. Con il risultato che chi ha figli aveva un imponibile più basso ed era chiamato a contribuire meno a livello locale. Qualcosa che si avvicinava all?equità, insomma.

<b>Calcolati gli assegni </b>

Con il governo Prodi, invece, si è tornati alle detrazioni, una scelta che potrebbe anche essere equa se non vivessimo in tempi di federalismo fiscale. In tempi cioè in cui Regioni e Comuni possono stabilire aumenti percentuali delle tasse. Aumenti da calcolare appunto sul famoso imponibile. «Ma qui c?è da decidere se i bambini sono un bene privato o un lusso per ricchi», chiosa efficacemente Paola Soave.

L?uscita del <i>Sole 24 ore</i>, cavalcata dai giornali di centrodestra, ha irritato Visco, che ha accusato il giornale di Confindustria di aver fatto calcoli di parte. Ma guai a dire al <i>Sole</i> che non sanno fare i conti. «Nella valutazione dei benefici nazionali sono stati considerati anche gli assegni al nucleo familiare», è stata la risposta secca della direzione del quotidiano. La realtà è che il passaggio dalla deducibilità alla detraibilità ha favorito i single: «Da uno sconto sull?imponibile si è passati a uno sconto sull?imposta, e questo fa sì che l?imponibile di un single sia oggi, ai fini delle addizionali comunali, identico a quello di un padre di famiglia. I due soggetti saranno quindi tassati dal prelievo locale nella stessa misura».

<b>Intanto in Europa… </b>

Il paradosso è che nel resto d?Europa si va invece in direzione opposta. Come spiega <b>Luca Antonimi</b>, ordinario di Diritto costituzionale a Padova e membro della nuova Agenzia per le onlus: «In Germania la Corte Costituzionale ha stabilito che la parte di reddito che serve per mantenere i figli non è disponibile e quindi non è tassabile, visto che la spesa per la prole è inevitabile. Da tener presente che una famiglia tedesca può dedurre fino a 15mila euro per ciascun figlio».

Ma ancor più interessante un?altra tesi della Corte tedesca che ha bocciato il meccanismo degli assegni familiari: che senso ha – ha detto – riconoscere degli assegni a genitori che avrebbero i mezzi per mantenere la propria famiglia e che vengono prima tassati e poi aiutati? Anche la Corte costituzionale nostrana potrebbe, secondo Antonini, fare lo stesso: «Dovrebbe aggiornare l?interpretazione blanda che viene data da decenni all?articolo 53 della Costituzione, che stabilisce il principio della capacità contributiva, tenendo conto che ormai siamo nel federalismo fiscale».

Parole tanto più urgenti come conferma un rapporto dell?Unione Europea su occupazione e inclusione sociale appena pubblicato: in Italia un 18enne su quattro vive sotto la soglia della povertà (il 24% contro il 19% della media europea)


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