Sostenibilità
Più efficienti cioè più puliti
L'Italia si è dotata di regolamenti che spingono a migliorare l'efficienza energetica con incentivi di mercato. (a cura di Franco Pecchio, Fondazione ENI- Enrico Mattei)
di Redazione
Domanda: qual è la forma di energia meno cara? Risposta: l?energia risparmiata! Sì, l?energia risparmiata è, a dispetto di quanto si possa pensare, la forma più pulita di energia: non inquina, non altera il paesaggio il territorio, non aumenta i rischi per la nostra salute. L?energia risparmiata è uno dei modi per ridurre il nostro impatto sull?ambiente circostante sull?utilizzo di risorse che naturalmente comporta la produzione di energia sia per usi elettrici o termici, sia per usi di trasporto.
Nelle case italiane si consumano ogni anno circa 27,5 milioni di tonnellate di petrolio Mtep), che corrispondono al 18% dei consumi totali. Gran parte dell?energia che consumiamo serve per riscaldarci e, negli ultimi anni, anche per raffrescarci: infatti in corrispondenza dei periodi estivi con temperature elevate si rilevano dei grossi picchi di consumo di energia elettrica. Risparmiare energia vuol dire inquinare di meno, rispettare l?ambiente, ma anche risparmiare denaro.
Tutti gli usi finali dell?energia, come pure le tecnologie di produzione, possono essere interessati da un processo di aumento dell?efficienza energetica di contestuale riduzione dei consumi, nella definizione dell?Iea (International energy agency): «riduzione dei consumi senza alterare il livello di vita e di produttività». Una politica di risparmio energetico negli usi finali –Demand Side Management – è abitualmente vista come la capacità di scelta delle tecnologie più efficienti da parte del consumatore finale. Così come si è attenti all?acquisto di una automobile valutandone anche gli effettivi consumi,
allo stesso modo possiamo agire quotidianamente negli altri settori energetici: cambiando le lampadine tradizionali con nuove ad alta efficienza oppure regolando correttamente il riscaldamento domestico stanza per stanza, installando valvole termoregolatrici.
Ultimamente il risparmio energetico è stato affrontato in modo innovativo dall?Italia con nuovi decreti per l?individuazione degli obiettivi quantitativiquantitativi di incremento dell?efficienza energetica negli usi finali in ottemperanza a quanto stabilito dai decreti ministeriali 2001 con l?introduzione del meccanismo di mercato dei certificati bianchi (Tee – Titoli di efficienza energetica).
L?obiettivo nazionale di risparmio stabilito dai decreti viene ripartito a livello nazionale assegnando a ciascun distributoredistributore di gas o di energia elettrica, con più di 100mila utenti, una quota di risparmio proporzionale ai volumi di gas o energia elettrica effettivamente distribuiti.
I distributori devono raggiungere gli obiettivi specifici di incremento dell?efficienza energetica attraverso la realizzazione di progetti presso gli utenti finali la cui valutazione certificazione darà diritto all?emissione di titoli di efficienza energetica; i Tee saranno negoziabili in un mercato parallelo a quello dell?energia, per dar modo a tutti i distributori di rispettare le quote di risparmio imposte al minor costo possibile. Il meccanismo dei titoli di efficienza energetica sta muovendo i primi passi e non è ancora possibile farne una valutazione, tuttavia ricorrere al mercato
anche per il risparmio dell?energia è un processo innovativo, da seguire con attenzione.
PAROLA D?ORDINE AUTOPRODUZIONE
Il dibattito, oggi, è concentrato sul miglioramento dell?efficacia della produzione di energia e della sua distribuzione. Occorre uscire da questo meccanismo e progredire verso una gestione diretta da parte dei cittadini di sistemi energetici. Su questo abbiamo intervistato Adriano Paolella, del Wwf. «Occorre creare diversi punti di produzione e mettere in relazione diretta una comunità, un piccolo paese, e un sistema produttivo».
Domanda:Quale tipo di miglioramenti può introdurre questo sistema?
Risposta: Quando parliamo di fonti non rinnovabili, la concentrazione della produzioni, in termini di controllo delle emissioni, può risultare vincente. Quando, invece, parliamo di fonti rinnovabili non dobbiamo copiare l?attuale sistema di produzione e distribuzione. Possiamo tranquillamente ipotizzare che un comune di 3mila o 5mila abitanti possa avere il suo impianto di produzione. Per esempio eolico che, se introdotto su vasta scala, è poco sostenibile e diventa invece tollerabilissimo su piccole superfici. La sostenibilità, inoltre, non è detto che ricalchi gli stessi criteri che caratterizzano l?industrializzazione. È possibile, invece, che le soluzioni sostenibili prevedano che ci sia una maggiore inefficienza industriale e una maggiore efficienza ambientale. Qui i cittadini devono tornare ad essere protagonisti attraverso un?autonomia di gestione delle comunità.
Domanda: Cosa dovremmo fare, quindi?
Risposta: Togliendo delle fette di mercato, potrebbe esserci una convenienza nel cambiamento di comportamento delle grandi aziende. Occorre rimarcare il fatto che le grandi aziende hanno affrontato il problema delle fonti rinnovabili dal punto di vista industriale. È così che il gestore ci guadagna, ma è anche così che il problema ambientale non si risolve.
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