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Più “affettività” contro i suicidi
La nuova circolare del ministero: «Aumenteranno gli spazi per le relazioni con i familiari»
di Redazione
In burocratese quello partito oggi nelle carceri italiane è un “un nuovo modello trattamentale fondato sul mantenimento delle relazioni affettive”, in altre parole: più tempo per i detenuti da passare con i familiari. Il nuovo corso, delineato in una circolare pubblicata ieri dalla Direzione generale detenuti del Dap e firmata da Sebastiano Ardita, vuole cercare di ridurre e eliminare il rischio di suicidi in carcere. E proprio ieri la cronaca registrava il 22 esimo caso.
La circolare precisa che «saranno ampliati gli spazi e i momenti di affettività tra idetenuti comuni (e non quelli in regime di carcere duro 41-bis o in alta sicurezza ) e i loro congiunti e familiari, e saranno anche coinvolti i magistrati di sorveglianza nell’elaborazione di progetti che facciano perno sulla valorizzazione dei momenti di affettività per rafforzare percorsi trattamentali». Perchè il Dap indica di «fondamentale importanza l’adozione di tutte le misure organizzative possibili per evitare ogni contrazione del servizio dei colloqui». Non si tratta delle “celle dell’amore” per incontri anche di carattere sessuale, auspicate dal sottosegretario alla Giustizia Elisabetta Casellati, ma i direttori vengono invitati «a profondere ogni sforzo affinché il processo di costantemiglioramento della “normativa” interna, e la conseguente riduzione del disagio della popolazione detenuta, non vengano rinviati ai futuri prossimi risultati della realizzazione del piano carceri».
In questa direzione anche «la possibilità da parte di carcerati di chiamare dal
carcere i familiari anche al telefono cellulare (attività oggi vietata ndr), nel caso in cui non abbiano avuto la possibilità di vederli o contattarli per un periodo di almeno 15 giorni. In secondo luogo, più contatti con la famiglia e gli avvocati difensori. Nei casi di «particolare urgenza o rilevanza, in presenza di figli con meno di dieci anni oppure di trasferimento in altro carcere, il detenuto è autorizzato dal direttore a telefonare al proprio difensore oltre i limiti
numerici previsti dal regolamento».
Oggi i detenuti sono arrivati a superare quota 67.500, contro i circa 43mila posti regolamentari. Per una “umanizzazione della condizione detentiva” il Dipartimento intende affrontare la creazione di uno staff multidisciplinare che prenda immediatamente in carico i detenuti a maggior rischio suicidio (per lo più persone che non hanno mai messo piede in carcere, tossicodipendenti o con problemi psichiatrici); staff composto anche da volontari ai quali il Dap dà ora maggiore possibilità di accesso in carcere, “almeno fino alle ore 18” e non più solo la mattina.
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