Mondo

Pistorius, libero su cauzione

Questa la decisione del giudice di Pretoria che ha dovuto decidere se rilasciare o far rimanere in carcere Pistorius in attesa del processo relativo all’omicidio di Reeva Steekamp. Achini(CSI):«Lo sport ha una grande forza educativa. I modelli negativi fanno male ai ragazzi»

di Carmen Morrone

Pistorius l’ha accolta commosso. L'atleta ha pianto  più volte in questi giorni durante le udienze, facendo anche preoccupare per la sua salute messa alla prova da un’incredibile tensione nervosa. La decisione è stata presa dal giudice Desmond Nair che ha preventivamente letto le lunghe (oltre due ore di lettura con un’improvvisa pausa di cinque minuti che ha tenuto tutti col fiato sospeso, prima della dichiarazione finale) motivazioni ripercorrendo i risultati delle indagini e le dichiarazioni degli avvocati difensori e dell’accusa. Il processo inizierà il 4 giugno per permettere alla polizia di fare le opportune indagini, dopo quelle pasticciate dal detective di Stato Botha, sollevato dall'incarico proprio durante un'udienza.

La cauzione ammonta a 1milione di rand ( 85mila mila euro ) e prescrive una serie di prescrizioni a cui Pistorius deve attenersi. Fra queste non tornare a casa sua, non incontrare persone diverse dalla sua famiglia, consegnare il passaporto, uscire dalla città di Pretoria solo su autorizzazione della Polizia,  essere reperibile al cellulare giorno e notte.  Ovviamente deve consegnare le armi e la relativa licenza.

Tre udienze molto diverse rispetto al nostro sistema giudiziario, non solo nella forma – in aula (una stanza di un ufficio qualsiasi, molto affollata) ammessi bermuda e canottiere e nonostante la tensione, l’ambiente è rimasto informale- ma anche nella sostanza. In questi tre giorni infatti sono state toccate molte questioni di merito, quasi una sorta di anticipazione del processo vero e proprio, mentre la questione da decidere era la liberazione su cauzione o la incarcerazione di Pistorius in attesa di processo. Pistorius non ha mai negato di avere sparato. Si è sempre difeso dicendo di averlo fatto pensando che ci fosse un intruso. Pistorius il 14 febbraio scorso, alle 4 del mattino, sparò verso una porta chiusa di un bagno da dove venivano dei rumori, colpendo a morte la fidanzata. Pistorius era stato arrestato e dopo le prime indagini, il procuratore aveva formulato l’accusa di omicidio premeditato che esclude, a differenza dell’omicidio colposo, la liberazione su pagamento di una somma di denaro.

Le protesi che sono il simbolo di Pistorius, che ne hanno decretato il successo sportivo, che sono state le chiavi che hanno aperto nuovi scenari nel mondo della disabilità decisamente verso l’integrazione, sono state protagoniste. Gli avvocati di Pistorius hanno sostenuto la legittima difesa dicendo che Pistorius era spaventato e uscì dal letto senza indossare le protesi. L’accusa, invece, ha sostenuto che Pistorius avesse indossato le protesi perché il suo obiettivo era quello di uccidere la fidanzata. La presenza delle protesi e la disabilità di Pistorius sono state valutate anche per capire se Oscar Pistorius potesse essere incarcerato. La sua professione di atleta è stata tenuta conto per valutare il rischio di fuga, visti i numerosi soggiorni all’estero.

Dal 14 febbraio in tanti sono delusi da Oscar Pistorius. Oscar era diventato un modello. Per i bambini era un supereroe, non in fumetto, ma in carne e ossa. Questi bambini, oggi che tv e giornali  tornano sulla vicenda dopo il 14 febbraio, torneranno a chiedere spiegazioni. Queste domande risuoneranno sui campi di calcio, di basket e nelle palestre delle 13mila società sportive aderenti al CSI (quasi un milione di atleti).
«E’ una vicenda drammatica che va rispettata, ma che certamente non fa bene allo sport, a un personaggio come Pistorius, conosciuto da tutti, preso a esempio per quelle sue caratteristiche che si sono sgretolate qualche giorno fa», esordisce Massimo Achini, presidente del CSI

« Siamo da sempre convinti che i campioni dello sport siano modello di alta velocità educativa. Quando testimoniano valori diventano il modo più veloce per trasmetterli. Quando accadono episodi negativi, come la vicenda Pistorius, ma anche come il doping,  sono modelli che fanno danno nei ragazzi. C'è un tradimento della fiducia dei ragazzi».

«I campioni dello sport spesso dimenticano che a un certo punto diventato dei modelli – continua Achini-. I loro comportamenti nello sport e nella vita privata sono sotto agli occhi di tutti. Devono essere consapevoli di questo».

«Ci sono però esempi di campioni che sono modello di vita per i bambini – conclude Achini-. Noi siamo riusciti a coinvolgere il mondo del calcio di serie A e i suoi campioni, a collaborare con noi. Per questo è nato il progetto TIMCUP che prevede che ogni domenica i nostri calciatori scendano in campo e giochino prima dell’inizio della partita di calcio di serie A».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.